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31/01/2014 - TEATRO MASCAGNI - LIVORNO
Report a cura di: Giampiero 'Skull' Ferrante
Venerdi 31 gennaio al Teatro Mascagni di Livorno è andata in scena una delle tre date italiane della band più imperdibile del momento. Dopo i memorabili concerti di questa estate, di Roma e Milano e dopo le numerose tappe del Tour europeo, molte delle quali andate sold out, i “Red Fang”, tornano in Italia per l’unica data Toscana in compagnia di Lord Dying e The Shrine.
I Lord Dying sono una band di Portland, Oregon, che nel 2013 ha pubblicato il primo album dal titolo "Summon The Faithless”. A loro è toccato il compito di scaldare il pubblico nell’umida serata livornese. Lo sludge metal dei Lord Dying, porta con sé molto dell’influenza “mastodoniana” di “Blood Mountain” ma perdendo per strada, molto di quel talento presente in quel disco. L’esibizione inizia di fronte ad una buona presenza di pubblico, per quaranta minuti carichi di energia. Con il loro suono ruvido e riff da cervicale, lasciano la platea piacevolmente soddisfatta. Al grintosissimo batterista il compito di richiamare il pubblico dopo ogni break, tra sorsi di birra e qualche urlo, lo show scorre disteso. Alla voce ruvida e rabbiosa del cantate, un omone da tg “XXXL”, il compito di spettinare le lunghe barbe presenti in sala. La band abbandona il palco tra gli applausi, dopo un’esibizione senza sbavature, tra chi annuisce di soddisfazione e chi non vedeva l’ora che finisse, per fiondarsi sulla successiva pinta di birra.
Quando a salire sul palco sono i Californiani “The Shrine”, sembra quasi impossibile non farsi colpire dal loro stile e immaginarsi immersi in un raduno di harleysti, tra chopper old school, gilet e toppe ci si mette veramente un attimo. La band, i cui punti di forza si concentrano prettamente sul talentuoso e versatile chitarrista, combina all’appeal ‘70s, l’hard e garage rock con lo stoner metal e sebbene sulla carta appaia un minestrone con troppi ingredienti, il trio supera degnamente la prova degustazione.
Rientrando a gamba tesa sullo show, l’esibizione offerta è stata dinamica e potente, anche se l’unica nota dolente va alla voce del cantante/chitarrista “Josh Landan”, che non riuscendo a garantire la necessaria estensione vocale ai brani, ne ha ridimensionato in negativo la qualità. Nei cinquanta minuti di musica è stato presentato “Primitive Blast” il full-length di debutto (Tee Pee Records), tra ottimi riff e groove incisivo si chiude tra gli applausi la positiva esibizione.
Arriva così il momento dei Red Fang. Il quartetto di Portland, composto da Bryan Giles (voce, chitarra), Aaron Beam (Voce, basso), David Sallivan(chitarra), Jonh Sherman(batteria), ha letteralmente incendiato la notte labronica con il loro stoner rock, facendo saltare e ballare il pubblico. Nell’occasione sono stati presentati tra i migliori brani tratti proprio dal terzo album “ Whales and Leeches” (Relapse Record). Chiamati a gran voce dai fans, dopo circa trenta minuti di attesa si materializzano sul palco del Teatro Mascagni i Red Fang, pronti a incendiare il pubblico a suon di riff, di fronte una platea al completo che non attendeva altro. C’è poco da dire lo show è un’esplosione di energia con suoni tarati alla perfezione. Un ottimo lavoro del fonico ha garantito sui microfoni di Aaron e Bryan, voci fedeli alle registrazioni in studio, proprio come i bassi potentissimi e le chitarre, acide e psichedeliche che suonavano vintage ed eccitanti. Un grande plauso va a tutti i fans presenti in sala che trasportati dall’onda stoner hanno onorato ballando e pogando ogni singolo minuto. Giusto un rapido break per ricaricare le energie, buttar giù un po’ di nettare di luppolo e di nuovo in pista ad infuocare lo show, con ulteriori tre brani. Chiusura trionfale, serata indimenticabile, e centinaia di zombi assetati di birra alle porte del Teatro.