Report a cura di: UnderD

La serata, è un evento particolare per chi vi parla. Gli Snot, erano, nel periodo dei miei 18-20 anni, una delle principali colonne sonore, nei miei pomeriggi di studio o durante le prime scorribande "patentate", al pari di altre band come System Of A Down o Korn. Purtroppo, il destino, si è voluto intromettere tra gli Snot ed il loro probabile, fortunato e radioso futuro, privandoli del loro carismatico vocal Lynn Strait, deceduto nel 1998, in seguito ad un incidente d'auto. Gli Snot superstiti, per anni, hanno continuato le loro carriere, entrando nelle fila di altre band amiche, o facendo i turnisti. Negli ultimi 18 anni, tra le band che hanno usufruito dei servizi degli ex Snot, si possono citare: Amen, (Hed)Pe, Sevendust, Limp Bizkit e tante altre. Negli ultimi anni il chitarrista e membro fondatore Mike Doling, ha tentato più volte di riunire i vecchi compagni, ma non è mai riuscito ad andare oltre a mini reunion dalla breve durata e qualche demo mai arrivato su un vero e proprio album. Da un paio di anni, con l'arrivo del cantante Carl Bensley, sembra riessersi acceso l'interesse attorno a questa band, rimasta purtroppo di nicchia, anche se per molti appassionati di musica degli anni 90 sono un vero e proprio cult. Con un cantante presente in pianta stabile, la band, ha potuto realizzare quel tour europeo, a cui 18 anni prima, non erano riusciti ad arrivare. E così, eccoci quà, al 2 luglio 2015, al Freackout di Bologna, in compagnia degli Snot riuniti.

Il "Jurassic Party", viene aperto da due giovani band italiane: i What A Confus!On e i Devotion. I primi, con il loro mix di reggae/rap, hardcore e riffoni "nu", cominciano a scaldare l'ambiente di un Freackout che va lentamente riempiendosi. Prova energica e convincente, a tratti, mi hanno ricordato una band italiana dei miei tempi: gli H-strychnine. I Devotion,  il cui cantante, potrebbe essere scambiato per Ray Oropeza dei Downset, si sono invece fatti notare per il sound compatto, pulito ed energico, muovendosi in territori nu e post hardcore, tanto cari a gente come Deftones o Glassjaw. Applausi meritati.

Arriva il momento delle band arrivate al piccolo e "caldo" club emiliano da oltre oceano. Per supportare il proprio tour europeo, gli Snot, si sono assicurati le prestazioni di Kyshera e Sunflower Dead. I Kyshera, sono forse, la band più "alternativa" della serata, con il loro rock alternativo dalla melodia un pò catchy, con qualche accenno di hardcore. Immaginatevi degli Hell Is For Heroes che coverizzano i Jane's Addiction e potreste farvi una vaga idea. I suoni non sono il massimo, qualche difficoltà nel rimanere in piedi entro i confini del piccolo palco ma, tutto sommato, la prova è generosa e sincera. Ad un certo punto, nel locale, si presentano dei personaggi dal look più lugubre che horror (cerone bianco sul viso, borchie e vestiti rigorosamente di diverse sfumature di nero). Sono i Sunflower Dead (dai girasoli morti, un look del genere dovevo darlo per scontato). Musicalmente parlando, i Sunflower Dead, sono tutt'altro che morti. Non c'è molto spazio per l'originalità ma tra suoni molto Deftones e melodie molto Godhead, la band ha offerto una gran bella prestazione nonostante il temporaneo abbandono di uno dei due chitarristi, irritato dalla mancanza di spazio sul palco. Sono bastate poche canzoni per coinvolgere tutto il pubblico del Freackout. Una bella scoperta.

Arriva il momento degli Snot. Il club è discretamente pieno e le temperature sono ormai a livelli critici. Appena la band sale sul palco, mi accorgo che manca il chitarrista Sonny Mayo (ex Amen, (Hed)Pe e Sevendust), che scoprirò poi essere stato trattenuto in america da impegni di lavoro e sostituito da Mike Smith. La scaletta è presto fatta, la band ha suonato per intero, l'album "Get some" del 1997 (l'unico vero album pubblicato dal gruppo), fatta eccezione per la cover dei Metallica "Hit The Lights", arrivata prima della chiusura affidata ad "Absent". "Snot", "Stoopid", "Joy Ride" e via discorrendo, si susseguono a ritmo forsennato tra pogo e gambe che volano per aria. L'essenza punk-metal che ha sempre animato la band, si fa sentire, eccome. L'imponente Carl Bensley con i suoi lunghi rasta e la voce roca, ha saputo tenere alto il nome della band sostituendo dignitosamente il compianto Lynn Strait. Più o meno tutti conoscevano i testi delle canzoni cosa che Mike Doling ha particolarmente apprezzato e fatto notare. Come già detto in precedenza, a chiudere la serata, arriva la bella "Absent", una bonus track che avrebbe dovuto fare parte del secondo album della band che non è mai arrivato. Tutti cantano, tutti sudano, tutti pogano/ballano e alla fine tutti sono felici e stravolti quando Mike Doling, Carl Bensley, Jamie Miller e John Fanehstock finiscono il concerto. Vado sotto il palco, chiamo Mike e gli stringo la mano, per ringraziarlo della serata e per le giornate passate ascoltando la musica della sua band, 18 anni fa come oggi.

Setlist:

SNOT

STOOPID

JOY RIDE

THE BOX

SNOOZE BUTTON

313

GET SOME

DEADFALL

I JUS' LIE

GET SOME O DEEZ

UNPLUGGED

TECATO

MR. BRETT

GET SOME KEEZ

MY BALLS

HIT THE LIGHTS (Metallica Cover)

ABSENT