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Groovebox.it intervista Sean Mackin
 
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Le nostre inviate, Serena Zorzi e Marzia Mei, hanno intervistato il violinista/cantante Sean Mackin prima della data degli Yellowcard all'Orion di Roma lo scorso 21 febbraio.

Ecco quello che ci ha raccontato Mackin:

Parliamo del Forzen Tundra Tour: come lo avete vissuto? Abbiamo letto su Twitter che siete stati un po’ sfortunati, giusto?

Sean Mackin: Abbiamo iniziato in Canada, dove Ryan (Key) si è ammalato, dopo di che ci siamo ammalati tutti. È stato parecchio difficile, poi in Svezia io mi sono fatto male ad una gamba, non so nemmeno come, ma faceva malissimo. Ho dovuto farla controllare una volta tornati negli USA. Avere la possibilità di suonare è però un onore per noi, per cui abbiamo cercato di rimane concentrati e di pensare positivo.


Ti ricordi qualche momento in particolare?

S.M.: Quando abbiamo iniziato a suonare con i Like Torches e i Blackout, si è creata fin da subito una grande sintonia con i Blackout. Abbiamo condiviso il tour bus, siamo usciti insieme anche se eravamo malati… è bello quando riesci ad andare così d’accordo con persone che hai appena conosciuto e loro sono dei ragazzi fantastici, per cui ci ha fatto davvero piacere conoscerli.


Il tour è il modo perfetto per incontrare i fans, che rapporto hai con loro?

S.M.: Io personalmente ho un rapporto splendido con loro. Cerco sempre di rispondere a tutti su Twitter. Di solito i fan si aspettano molto, ma i nostri sono molto comprensivi, capiscono che a volte non possiamo fermarci per foto e autografi anche se vorremmo, ma cerchiamo sempre di fare il massimo. Cerco sempre di fare tutto il possibile perché i fans si ricordino positivamente di quel concerto.


Che differenze ci sono tra i concerti americani e quelli europei?

S.M.: Prima era molto più impegnativo suonare in Europa, perché Internet qui era molto lento ed era difficile tenere i contatti con la famiglia, gli amici e tutti gli impegni legati alla band. Sembrava di vivere in un mondo diverso rispetto alla tua famiglia. Ora invece funziona bene anche qui, riusciamo a sentire i nostri cari anche mentre siamo qui. Ecco, questa è una differenza.

 

Parliamo di Southern Air: ci sono delle differenze musicali rispetto ad Ocean Avenue, o siete semplicemente cresciuti?

S.M.: Quando siamo tornati sulle scene nel 2011, non sapevamo bene che cosa aspettarci, se una sorta di reunion tour o altro. Ma abbiamo capito che avevamo l’opportunità di fare la differenza e riiniziare la nostra carriera. Questo disco ha la stessa energia di Ocean Avenue perché anche all’epoca non sapevamo cosa aspettarci, era qualcosa di nuovo. In ogni disco cerchiamo di migliorarci, di crescere un po’ perché nessuno vuole sentire un disco che è la copia del precedente, cerchiamo però di mantenere quelle caratteristiche che rendono gli YC ciò che sono.


C’è una canzone in particolare che preferisci suonare live?

S.M.: Credo sappiate già la risposta, è Believe.


Rivertown Blues, cosa significa di preciso?

S.M.: Non ne sono del tutto sicuro, solo Ryan può rispondere. Come Ocean Avenue parlava di un periodo preciso della vita, credo sia così anche per questa canzone, è solo una visione più dolceamara. Se chiedete a me, Ryan o LP di Jacksonville, dove siamo cresciuti, abbiamo certo dei bei ricordi, ma c’erano anche persone che non capivano il nostro desiderio di ambire a qualcosa di più e non ci appoggiavano. Personalmente, quando suoniamo questa canzone, ricordo sia le cose belle che le brutte, e a volte è davvero sconfortante.


Abbiamo tutti apprezzato la vostra idea di rilasciare When You're Through Thinking, Say Yes in versione acustica, farete ancora qualcosa del genere?

S.M.: È stata davvero una bella esperienza, personalmente trovo che in una versione acustica ci sia modo di apprezzare maggiormente il violino. Ma è una cosa che richiede molto tempo e al momento ne abbiamo poco.


Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Hai intenzione di provare qualcosa di nuovo a livello musicale, come con Lights And Sounds?

S.M.: Non saprei, abbiamo tutti delle idee diverse sulla musica ma non faremmo mai un album che non convinca al 100% tutti quanti. La cosa più importante per me, quando compongo, è assicurarmi che quelle note abbiano lo stile degli YC. Lights and Sounds è stato un gran cambiamento, ora è apprezzato dai fans che riconoscono il nostro stile, ma non fu subito ben accetto. Non so se sono già pronto per un altro grande cambiamento, solo il 2014 potrà dircelo.


Ultima domanda: qualche indizio su cosa farete per il 10° anniversario di Ocean Avenue?

S.M.: Posso dirvi che stiamo preparando qualcosa (ride). Il problema è che con internet le notizie volano, per cui non posso sbottonarmi più di tanto. Vi dico che vogliamo portare gli YC su un livello più internazionale, per cui stiamo lavorando ad un film, uno spettacolo sul ghiaccio… no, sto scherzando. Vorremmo fare un nuovo DVD ma è davvero costoso, non vogliamo spingerci in progetti troppo grossi rischiando che siano di bassa qualità. Fra poco scoprirete di che si tratta e spero non rimarrete delusi. Io sono parecchio emozionato a riguardo.

Vorrei ringraziare tutti i nostri fans italiani. È davvero difficile venire in Italia, perché siete terribilmente lontani, ma facciamo sempre il possibile per venire qui perché siete fantastici.

28/02/2013


Le riproduzioni su organi di stampa o altri siti web o forum sono ammesse purchè venga citato www.groovebox.it come fonte. In fondo non vi costa nulla.

 

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