Da più di dieci anni i Dredg si confermano come una delle relatà alternative più qualitative in circolazione a suon di concept album acclamati da pubblico e critica che hanno saputo crearsi una sempre più ampia e solida fetta di seguito in tutto il mondo. Dalle origini ad oggi la band ha saputo esplorare svariati ambiti musicali come prog rock, metal e rock alternativo fino ad arrivare all’art rock tanto che molti ormai li vedono come eredi, anche se con sonorità molto diverse, dei famigerati Tool.
Dopo tre album fenomenali ma legati da un filo conduttore comune come “El Cielo”, “Catch Without Arms” e “The Pariah, The parrot, The delusion” per Gavin Hayes e soci è arrivato il momento di ricercare ulteriori nuove soluzioni con il nuovo “Chuckles And Mr Squeezy” che, tolto il brano “Upon Returning” il quale unisce le classiche melodie Dredg a riff copiati e incollati dall’ultimo album dei Queens Of The Stone Age, si presenta come un lavoro molto più elettronico ed orecchiabile, con un certo richiamo al pop di qualità, agli anni '80 e in parte anche alla musica dark.
Bellissimo il pezzo “The Tent” che per struttura e melodia ricorda tantissimo i Radiohead più recenti con la loro a volte anche eccessiva ricerca dell’intimità intesa come musica introspettiva. Se non fosse per la melodia ricercata e curata nei minimi particolari i sintetizzatori di “Down without a fight” ci porterebbero ad un ipotetico festivalbar degli anni 80, ma come già detto l’interpretazione di Gavin riesce sempre a rendere il tutto meno banale. “The ornament” è un brano dalla indubbia delicatezza, capace di creare calde atmosfere grazie ai bellissimi inserti elettronici e di pianoforte. Con “Kalathat” si va quasi a scomodare il rimpianto Jeff Buckley, mentre con “Before it began” si crea un curioso mix tra Dredg e una ipotetica colonna sonora da film western di Sergio Leone.
Questo “Chuckles and mr squeezy” per i Dredg è una ennesima conferma del loro talento anche se alla distanza, vista l’assenza quasi totale delle vecchie influenze più heavy che comunque anche in “The pariah, the parrot, the delusion” erano andate scemando, potrebbe creare un po’ di smarrimento tra i propri fans.