Non ci siamo, di maturare, forse anche per scelta stilistica, gli Ungheresi
Ektomorf non ne vogliono proprio sapere, anzi, preferiscono fare passi a
ritroso. Il nuovo "Retribution", il dodicesimo lascito, si barcamena tra il
sentito e risentito e la noia. Zoltan Farkas continua a clonare lo stile canoro
e musicale di Max Cavalera come se non ci fosse un domani. Rispetto al recente
passato le canzoni sono più brevi ma tutte molto simili fra loro, sembra quasi
che per comporre l'album siano stati usati una manciata di riff ripetuti a
ciclo continuo con qualche piccola correzione tra un passaggio e l'altro. Altro
punto a sfavore, il recupero di sonorità, in molti casi, molto vicine ai
Machine Head più indigesti, quelli di fine anni novanta, quelli con i capelli
tinti, i riffoni e i tanti ammiccamenti a Korn e Limp Bizkit. Tra cotanta
mediocrità riescono comunque ad emergere una paio di episodi come "Numb And
Sick" che vede la partecipazione di Christian Machado degli Ill Nino, il
classico pezzo alternative metal di fine anni 90 e primi 2000, molto
"Confession" e la successiva "Lost And destroyed", che al classico stile della
band alterna qualche passaggio melodico, qualche riff un pò Follow The Leader e
qualche accenno di grunge, grunge/rock che poi ritroveremo anche in chiusura
nell'insipida ballata "Collapse Bridge". Poi il nulla o quasi, a meno che non
vi piaccia mangiare la stessa minestra per 20 anni, una bella minestrina
riscaldata tra l'altro. Dire che la produzione è buona non risolleva la qualità
dell'album, in quanto ad oggi, grazie alla tecnologia, quasi tutte le
produzioni sono buone. Non rimane che sperare che la band continui ad avere una
buona resa live, per tutto il resto c'è Max Cavalera, anzi, forse nemmeno lui.