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LOSTPROPHETS
START SOMETHING

Definiti, all’uscita dell’eccellente “The fake sound of progress”, “la risposta britannica al nu-metal americano”, il giovane sestetto gallese dimostra di essere immune all’imbrigliamento costituito dalla smania di una catalogazione imposta esternamente, preferendo costruire la propria musica spaziando a piacere oltre gli orizzonti delineanti di un nuovo metallo che diversi osservatori reputano in grave crisi: non sarà necessario un olfatto particolarmente fine, infatti, per scoprire come il fiore che sboccia da tali presupposti, “Start something” (registrato a Los Angeles sotto la produzione di Eric Valentine), profumi di nu-metal senza dubbio meno di ciò che ci si sarebbe potuti aspettare… la fragranza del momento, abilmente (furbescamente?) fatta propria dai Lostprophets si chiama infatti “emo”.
Niente paura, i ragazzi di Pontypridd sanno ancora svolgere egregiamente il loro mestiere, come si premurano di dimostrare con la spregiudicata, esplicativa “We still kill the old way”, in cui un crescendo di riff di matrice punk-core non basta a sommergere un’apertura melodica alla pop anni ’80 (non si dimentichi come il monicker della band derivi dal titolo di un bootleg dei Duran Duran); il tempo di ponderare l’effettività della virata stilistica appena testata è pressoché annullato dall’irruzione soverchiante di “To hell we ride”, dal debordare apertamente “screamo”, e dalla successiva “Last train home”, la quale fuga ogni dubbio: i “Profetiperduti” saltano sul treno in corsa dell’emo-core, ma, di nuovo, l’occasione di poterli accusare anche solo bonariamente di essere dei “voltagabbana”, viene facilmente scacciata dal coinvolgimento suscitato da quella che è a tutti gli effetti una gran rock song, emotiva ed emozionante, indipendentemente da sterili e fuorvianti etichettamenti. Il reparto delle canzoni selezionate come singoli, inaugurato dall’anzidetta terza traccia, comprende anche “Make a move”, la quale, anche a causa di una generica orchestra di archi, un altrettanto poco originale chorus (quel ridondante “wake up”, che ha spinto la band a ribattezzare in tal modo la canzone in vista delle riprese di un video da mandare in pasto all’MTV Generation), ed un cantato eccessivamente “adolescenziale”, ha il difetto di suonare un po’ troppo linkinparkiana e l’accattivante “Burn burn”, che vanta, oltre ad un indefinito piglio vintage rock’n’roll, un ritornello decisamente “catchy”. Le successive “I don’t know” ed “Hello again” (ballad dalla strofa morbida e sussurrata), rispolverano l’influenza degli Incubus più recenti anche grazie agli effetti elettronici, agli intermezzi ed al lavoro ai piatti del DJ Jamie Oliver. Con “Goodbye tonight” riprende il sopravvento il pop-punk caratterizzato dalla voce pulita ma a tratti insipida di Ian Watkins, mentre la canzone che dà il titolo al disco si contraddistingue per l’interessante impasto di un mood generale quasi post-hardcore con un trendy riff nu-metal, chiudendosi con grazia con le keyboard che ricamano una melodia che cita (come nei momenti migliori del precedente lavoro) i Faith No More; archi e scratches, oltre alle ormai usuali backing vocals urlate, rifanno capolino su “A million miles”, dopodiché un interludio “telefonico” ed un giro di chitarra quasi reggae ci guidano alla potenziale hit “Last summer”, dall’ennesimo ritornello (introdotto da un riff che farebbe invidia ai migliori Blink 182) da cantare più o meno a squarciagola. La penultima traccia, dal molto immaginifico titolo di “We are Godzilla, you are Japan”, è l’ultima veloce sgroppata screamo-core dell’album prima del pop sperimentale, bizzarramente sospeso tra Linkin Park e Depeche Mode, di “Sway…”, che si dilunga in un prolisso finale elettronico-strumentale.
Profeti di nome e di fatto di un sound ibrido, i Lostprophets si appollaiano tra le fronde rigogliose dell’albero dell’emo-core, conservando però le proprie radici crossover, esibite come fiore all’occhiello nella jungla insidiosa delle definizioni stilistico-giornalistiche…

Silvio52
Voto: 7
TRACKLIST:

01. We Still Kill The Old Way
02. To Hell We Ride
03. Last Train Home
04. Make A Move
05. Burn, Burn
06. I Don't Know
07. Hello Again
08. Goodbye Tonight
09. Start Something
10. A Million Miles
11. Last Summer
12. Sway