Report a cura di: Fabio Goretti

Arriviamo al parco nord che le porte dell'Estragon devono ancora aprirsi e già ci colpisce la lunghissima coda sotto la pioggia di gente in fila per entrare un gesto di fiducia e affetto nei confronti dei Rise Against.

Le porte si aprono e in pochi minuti il locale si riempie fino in fondo. Senza troppo preavviso, salgono sul palco i Raised Fist, gruppo hardcore svedese attivo sin dai primi anni ’90. Con il loro punk veloce, cantato spesso in scream e uno stile che sfiora il metalcore, stanno sul palco che è un piacere e ci regalano uno spettacolo energico e potente. Con un apertura del genere l'unica domanda che ci viene in mente è: i Rise Against saranno all’altezza? 

Quasi come se ci avessero sentito salgono sul palco, notiamo fin da subito che la formazione non è quella ufficiale, infatti onstage si presenta un chitarrista in più. Il tutto si spiega da solo quando appare Tim, cantante e chitarrista,  con una fasciatura al polso che gli impedisce di suonare. Il gruppo parte bene con alcuni dei brani più veloci e dinamici per scaldare il pubblico tra i quali “Satellite”, “Survive” e una “Re-Education” che il pubblico canta a squarciagola il tutto accompagnato, come in ogni concerto del genere che si rispetti, da un violento pogo che occupa le prime 10/15 file.

Sempre più potenti suonano per circa un’ora e un quarto senza pause poi si fermano per circa 5 minuti e successivamente ci regalano due brani acustici, “Swing life away” e “War of hero” durante le quali Tim mette alla prova il suo polso fasciato e suona comunque la chitarra in chiave solista. Conclusa questa parentesi più delicata, la band si ripresenta al completo sul palco e ci regala una versione di “Savior” davvero potente. 

Un’ora e mezza di concerto di tutto rispetto che non delude le nostre aspettative, Grandi i Rise Against e i loro compagni Raised Fist, che speriamo di ritrovare entrambi in Italia l'anno prossimo.