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DARK LUNACY
WEAVER OF FORGOTTEN
WEAVER OF FORGOTTEN
Dopo ben cinque anni di silenzio tornano i Dark Lunacy e lo fanno con un'opera unica; un concept album ispirato alla memoria dei defunti.
Ascoltando l'intro di flauto viene in mente la classica colonna sonora di un film dell'orrore, fino a quando si iniziano a percepire le chitarre e la voce di Mike: la sua voce ricorda un po' quella del cantante dei Rammstein per tonalità e profondità, con l'inserimento di tastiere ad organo che rendono l'atmosfera ancora più tenebrosa. Sì, i Dark Lunacy sono tornati.
"Curtains" ha un inizio sussurrato che sembra anticipare un inno alle forze oscure, venendo poi sfumato lasciando spazio al classico sound dei Lunacy; da ammirare le chitarre classiche ed i ricercati assoli di chitarra elettrica che chiudono l'inno drammatico e solenne.
Successivamente torna il famoso quartetto d'archi che ha reso unici i Dark Lunacy, con un classico motivo symphonic metal che confluisce in assoli di chitarra e batteria di rara intensità, accompagnati sempre dalla solida voce di Mike.
Il disco procede con le classiche sonorità tenebrose e oscure, poggianti su organo e flauti che fanno ripiombare l'ascoltatore nel tema principale del disco: il freddo ed il gelo, ambientazione creata e sviluppata dalla doppietta "Sybir" e "Snow" con forti richiami alla maestosa Siberia. La tristezza di un luogo ove le temperature rigide e l'assoluta mancanza di luce e calore ricreano perfettamente l'idea che i Dark Lunacy vogliono trasmettere, ma con un punto di vista quasi romantico ed onirico.
Oramai siamo alla fine del viaggio nelle tenebre, che si conclude con i pochi secondi di una "Weaver" assurta a saluto per chi non c'è più.
Non è assolutamente un album gothic dalla connotazione lugubre o macabro, ma bensì un lavoro sicuramente intimo ma al contempo dalle atmosfere dilatate, epiche, dal mood decisamente cupo; una sorta di pensatoio tramite il quale i membri del gruppo sembra vogliano ricordare quelle persone che sempre più spesso ci dimentichiamo.
Ascoltando l'intro di flauto viene in mente la classica colonna sonora di un film dell'orrore, fino a quando si iniziano a percepire le chitarre e la voce di Mike: la sua voce ricorda un po' quella del cantante dei Rammstein per tonalità e profondità, con l'inserimento di tastiere ad organo che rendono l'atmosfera ancora più tenebrosa. Sì, i Dark Lunacy sono tornati.
"Curtains" ha un inizio sussurrato che sembra anticipare un inno alle forze oscure, venendo poi sfumato lasciando spazio al classico sound dei Lunacy; da ammirare le chitarre classiche ed i ricercati assoli di chitarra elettrica che chiudono l'inno drammatico e solenne.
Successivamente torna il famoso quartetto d'archi che ha reso unici i Dark Lunacy, con un classico motivo symphonic metal che confluisce in assoli di chitarra e batteria di rara intensità, accompagnati sempre dalla solida voce di Mike.
Il disco procede con le classiche sonorità tenebrose e oscure, poggianti su organo e flauti che fanno ripiombare l'ascoltatore nel tema principale del disco: il freddo ed il gelo, ambientazione creata e sviluppata dalla doppietta "Sybir" e "Snow" con forti richiami alla maestosa Siberia. La tristezza di un luogo ove le temperature rigide e l'assoluta mancanza di luce e calore ricreano perfettamente l'idea che i Dark Lunacy vogliono trasmettere, ma con un punto di vista quasi romantico ed onirico.
Oramai siamo alla fine del viaggio nelle tenebre, che si conclude con i pochi secondi di una "Weaver" assurta a saluto per chi non c'è più.
Non è assolutamente un album gothic dalla connotazione lugubre o macabro, ma bensì un lavoro sicuramente intimo ma al contempo dalle atmosfere dilatate, epiche, dal mood decisamente cupo; una sorta di pensatoio tramite il quale i membri del gruppo sembra vogliano ricordare quelle persone che sempre più spesso ci dimentichiamo.
Crossoverboy
TRACKLIST:
01 – Epitaph
02 – Archangel'sk
03 – Curtains
04 – Epiclesis
05 – Masquerade
06 – Afraid
07 – Mood
08 – Sybir
09 – Snow
10 – Forgotten
11 – Weaver
01 – Epitaph
02 – Archangel'sk
03 – Curtains
04 – Epiclesis
05 – Masquerade
06 – Afraid
07 – Mood
08 – Sybir
09 – Snow
10 – Forgotten
11 – Weaver