Musica d’atmosfera quella di Davide Vianini; leggera, sobria: che preferisce vivere fuori dagli assordanti rumori delle metropoli, ritagliandosi un cantuccio tutto per se. Otto tracce compongono questo “Life’Spring”; otto canzoni, principalmente Pop (nell’accezione migliore del termine), con l’influsso di un delicato Rock (perlopiù) acustico e con molto impasto elettronico: tanto da ricordare spesse volte Bugo. Ma la particolarità più significativa è quella della totale assenza di testi (ad eccezione della recitata “Tra Lampugnano e Trenno”): che se da una parte evidenza il grande coraggio artistico del Viniani, dall’altro è giusto dire che questa mancanza si fa indubbiamente sentire. Così, anche se i pezzi risultano tutti ben strutturati, variegati, e scivolano via con piacere, essi non riescono a imprimere un segno forte nella mente: li ascolti e filano via senza lasciarti molto. Si ha l’impressione che un buon testo avrebbe potuto solo esaltare a dovere il tappeto sonoro, più che creare danni. Comunque credo che la scelta senza dubbio coraggiosa vada rispettata, e magari affinata in seguito: raggiungendo chissà, una sorta di compromesso tra lo strumentale tout court ed una voce da cantautorato. Detto questo la prova migliore risulta essere “The unemployeds’ work”: calma e suadente, con un chiaro richiamo all’elettronica anni ’80, il tutto attualizzato ai giorni nostri; che mi sembra davvero un bell’ inno all’autunno (più che alla primavera). Notevole anche “Il terzo giorno”, in cui un ritmico basso slappato e un’atmosfera Rock-Fusion, ci fanno tornare alla mente i The Cure, dopo il periodo più Dark. Una musica tutta giocata sui particolari quindi, che non ha nulla di particolarmente pretenzioso e manieristico, mai noiosa; ma a cui manca senz’altro una bella dose di incisività, e che ci dia un bell’input verso il tasto “rewind”.