I Kylesa fanno parte del nuovo filone sperimentale guidato da Mastodon e Baroness, un calderone musicale davvero difficile da etichettare ma che curiosamente sta diventando marchio di fabbrica del posto di cui tutte e tre le band sono originarie.
Il "Georgia sound" del nuovissimo "Spiral shadow" è però di matrice diversa rispetto agli altri due gruppi già citati, virando verso territori più rock che metal, e riprendendo per certi versi il discorso iniziato dai Baroness ma in una chiave meno progressiva e più incline ai territori noise/post rock.
La classe del gruppo si racchiude in undici brani dalla durata non troppo elevata ma sufficientemente lunghi per dare sfogo al loro rock sporco che tanto deve ai mai troppo elogiati anni '70. E' impressionante come in certi momenti i Kylesa riescano ad amalgamare le radici seventies con delle sperimentazioni sonore che davvero tolgono il fiato, il tutto con una dinamica capace di esaltare ogni passaggio del disco in un continuo salire e scendere di umori.
La produzione scarna ma decisamente "vera", tipica del Georgia sound, esalta non poco la proposta dei ragazzi di Savannah, conferendole un sapore particolare che richiama molto la performance live. Brani come "Cheating synergy" o la melodica "Don't look back" (in cui i Kylesa sembrano una sorta di Pixies più cattivi) sono perle di rara bellezza, così come l'oscura "Forsaken" che rimane forse il pezzo che più di tutti mi ha colpito per intensità.
Unico neo di un disco veramente affascinante rimane la performance vocale che non incide quanto dovrebbe, specie nelle parti in cui troviamo Laura Pleasant dietro il microfono.
Nonostante non siano ai livelli compositivi di Baroness e men che meno Mastodon, i Kylesa sorprendono lo stesso per qualità e stile ambendo ad un posto tra le rivelazioni del 2010.