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GLASSJAW
THE COLORING BOOK EP
Abolire il concetto di “genere musicale” ed allontanare completamente ogni possibile punto di riferimento, riunendo sotto lo stesso credo i seguaci dell’hardcore, del post-rock, dell’emo, del nu-metal.
I Glassjaw sono riusciti a realizzare tutto ciò, lo hanno fatto nel 2000, con quel capolavoro che risponde al nome di “Everything You Ever Wanted To Know About The Silence”, e lo hanno riconfermato oggi, nel 2011, con un nuovo EP di 6 canzoni dal titolo “The Coloring Book”.
L’attesa è stata lunga perchè dalle note conclusive di “Two Tabs Of Mescaline”, che chiudevano l’ultimo full-lenght “Worship & Tribute”, della band americana si erano perse le tracce, bloccata più volte dalla cronica disfunzione intestinale (Morbo di Crohn) contro la quale il singer Palumbo era costretto a combattere, in contemporanea alla stessa voglia di quest’ultimo di mettersi ulteriormente alla prova cimentandosi in nuovi progetti, dando vita agli Head Automatica.
Poi a partire dal 29 dicembre 2006 una serie di concerti, brevi mini-tour che hanno toccato anche l’Europa (a dir poco epica la data del 07-07-2007 che ha fatto registrare il tutto esaurito alla Brixton Academy di Londra) riaccendendo la speranza in noi fan, una speranza che si è finalmente concretizzata a 9 anni di distanza.
Se “Our Color Is Green”, uscito il 1 gennaio, conteneva cinque brani già presentanti più volte dalla band ai propri concerti (“Natural Born Farmer” fu suonata per la prima volta nel 2003), oltre che una versione rivisitata di “Star Above My Bed” (datata 1997), con questo nuovo EP abbiamo tra le mani una raccolta di canzoni inedite al 100%.
Come dice il titolo “The Coloring Book” è come un libro da sfogliare, da leggere e rileggere più volte per poterne assaporare ogni sua sfumatura, ogni sua particolarità e caratteristica, un lavoro eterogeneo che sa conquistare l’ascoltatore stravolgendone ogni più rosea aspettativa riguardo il futuro della band stessa.
Si spingono oltre i propri limiti i Glassjaw, perché pur non alzando più la voce come un tempo riescono comunque a risultare graffianti ed incisivi, armati di uno stile raffinato che gli permette ancora una volta di imprimere chiaramente le proprie emozioni, il proprio stato d’animo in ogni brano.
Dopo aver violentato la propria chitarra nei precedenti lavori ora Justin Beck si dimostra abile rifinitore di un sound che affida il suo cuore alle linee di basso di Manny Carrero, le cui dita accarezzano le 4 corde con eleganza, suscitando pulsazioni ipnotiche che tessono, in perfetta sintonia col batterista Durijah Lang, un tappeto ritmico suggestivo e multiforme.
Non c’è dunque da sorprendersi nello scorgere un impronta vagamente reggae nel riff dell’opener “Black Nurse”, nell’emozionarsi sulle eteree melodie del bridge finale di “Gold”, nel rimanere avvolti dalle velenose note di “Vanilla Poltergeist Snake”, nel lasciarsi trasportare dalla divagazione sperimentale che chiude “Miracles In Inches” e nel godersi l’ennesima conferma dell’eclettismo di Daryl Palumbo, con la sua voce inconfondibile ed inimitabile che viene fuori in tutto il suo splendore nelle conclusive “Stations Of The New Cross” e “Daytona White”, due perle di rara bellezza.
Alla fine non ci resta che godere per questo ritorno sulle scene, finalmente la luce dei Glassjaw è tornata a splendere e ci illuminerà ancora perché questo sembra essere solo un assaggio del vero e proprio full-lenght di prossima uscita che, viste queste premesse, per me rappresenta già l’album più atteso di questo 2011.
Whitelocust
Voto: 9
TRACKLIST:

1. Black Nurse
2. Gold
3. Vanilla Poltergeist Snake
4. Miracles In Inches
5. Stations Of The New Cross
6. Daytona White