Questo lavoro dei The Unsense, gruppo attivo dal 2004, devo ammettere che mi ha piacevolmente sorpreso. Leggendo le informazioni sulla band mi ero fatto un’idea sbagliata: mi era parso uno dei tanti gruppi che proponeva del Rock-psichedelico trito e ritrito. Ed invece no. Qui le varie influenze Rock, Blues e New Wave non sono di facciata, non si ha la sensazione di averle già sentite fino alla nausea.
I The Unsense hanno capito in pieno che per creare delle atmosfere psichedeliche e orientaleggianti non basta sparare note lunghe e picchiare sui tom ma ci vuole prima di tutto ispirazione e poi idee che sembrino semplici in superficie, ma profonde se ascoltate attentamente. Altra scommessa vinta dei The Unsense è quella di esser riusciti a coniugare sonorità minimali alla Joy Division con quelle rarefatte e dilatate dei Pink Floyd o dei Led Zeppelin. Insomma, il gruppo non solo ha un bagaglio musicale molto ampio, cosa effettivamente non rara da trovare, ma ci si sa destreggiare con estrema sicurezza e coerenza.
I pezzi, ognuno con la sua forte identità, riescono a riattualizzare la musica anni ’70 e a dare un tocco tradizionale alle influenze più recenti come quelle di un Mike Patton, dei Tool, o dei Massive Attack. Stessa cosa vale per le sezioni orientaleggianti (presenti soprattutto nella voce, che spesso utilizza la scala indiana) perfettamente in accordo con la nostra idea di musica prettamente occidentale, così da gettare un ponte tra i due emisferi musicali.
In definitiva quindi un disco consigliatissimo: fresco e ricercato, che si presta sia ad un ascolto non per forza attento, che ad uno più mirato e impegnato. Ah, quasi dimenticavo: molto bella anche la copertina dell’album, realizzata da Corrado Roi (illustratore delle tavole di Dylan Dog) che non è una cosa da poco. Bravi ragazzi, continuate così.