"Endgame" è il sesto lavoro su lunga distanza dei Rise Against, “punk-rock” band proveniente da Chicago. Uso le virgolette perché la formula proposta dai Rise Against non è così facilmente classificabile. Di sicuro le radici affondano nel punk-hc californiano targato fine vecchio millennio, in quei Good Riddance a cui i Rise Against degli esordi si ispiravano fin quasi all’eccesso.
Suono veloce e aggressivo a supporto di tematiche a sfondo sociale. Col tempo tuttavia, pur mantenendo saldi i principi della lotta (su tutti l’attivismo per i diritti degli animali, ma anche quella verve progressista che ha avuto il suo culmine con l’era Bush e il movimento Punkvoter), a livello musicale i toni si sono smorzati un bel po’ portando le sonorità più vicine al punk-rock moderno, con velleità pop tutt’altro che nascoste.
Bene, quest’ultimo lavoro non fa altro che proseguire su questa linea con coerenza encomiabile. Non si può certo nascondere che la rotta intrapresa dalla band le abbia portato molta più visibilità e risposta in termini di pubblico, tuttavia non volendo pensar male per una volta preferisco ritenere la scelta un modo di far arrivare il messaggio “politico” a quante più persone possibile e tutto sommato, se quella è stata davvero l’intenzione, non ci vedo motivi di critica. Per quanto mi concerne però, un certo tipo di musica deve avere “tiro”, deve trascinare l’ascoltatore, caricarlo, fargli quantomeno balenare in testa l’idea di buttarsi nel pit e questo disco l’energia necessaria a tutto questo proprio non ce l’ha. E’ un disco suonato bene, prodotto bene, ma può risultare moscio e, alla lunga, rischia di annoiare.
Trattasi quindi di materiale adatto ai fan, a quelli che i Rise Against li seguono da sempre. Loro certo non rimarranno delusi né spiazzati. Se tuttavia in precedenza non avevate apprezzato particolarmente la band, questo “Endgame” non è nato con lo scopo di farvi cambiare idea.
E poi, diciamocelo, Tim McIlrath è il Jared Leto del punk-rock.