Ogni volta che i Subsonica si presentano con un nuovo lavoro le aspettative che lo circondano sono sempre molto alte, ma d’altronde questo è inevitabile visto quanto di buono hanno fatto per la musica italiana in generale.
Se l’ultimo album “L’Eclissi”, pur non convincendo appieno pubblico e critica, riuscì a non macchiare una carriera che ha vissuto i suoi momenti migliori con i primi tre lavori, in questo nuovissimo “Eden” si ha la sensazione che qualcosa nel “microchip emozionale” della band torinese si sia purtroppo inceppato.
“Eden” è infatti il disco più pop creato da Samuel e compagni, ma non è tanto il termine “pop” a farmi storcere il naso quanto l’impressione che il gruppo abbia un po’ perso strada facendo la verve artistica di un tempo abbandonandosi oggi in soluzioni che suonano prevedibili e per questo poco incisive.
Da un punto di vista strumentale abbiamo un album ricco di contaminazioni dove i nostri tentano di rinnovarsi attraverso sperimentazioni che nella maggior parte dei casi invadono il campo dell’elettronica, dall’industrial sino ad evoluzioni dub-step, ma possiamo trovare anche alcuni cenni degli ultimi Radiohead oltre che una certa nostalgia e voglia di revival anni ’80 (“Il Diluvio”).
Le idee di base sembrano dunque non mancare se non fosse che il quintetto si perde purtroppo nei soliti clichè, in quelle formule ormai da tempo collaudate dalle quali fuoriescono brani standard come “Istrice” o “Sul Sole”, dal grande potenziale commerciale.
Non mancano in ogni caso alcuni episodi in grado di innalzare l’interesse di chi ascolta come “Benzina Ogoshi”, una sorta di interazione letteraria con i fans che sfocia in un affronto alle sempre più alte aspettative della critica nei loro confronti, e “Tra gli dei”,con il suo incedere indie-funk, mentre in altri casi è la performance vocale di Samuel a far guadagnare punti al brano (“Quando”).
Alcuni di voi potrebbero archiviarlo dopo pochi ascolti, altri ne apprezzeranno magari la sua eterogeneità sonora ma resta il fatto che “Eden”, pur non potendosi assolutamente definire un brutto disco, è comunque privo di momenti particolarmente memorabili, ovvero degni di poter apparire all’interno di un ipotetico “greatest hits” targato Subsonica.
Insomma manca la sostanza, manca quella creatività che i Subsonica hanno sempre dimostrato di avere più degli altri e se davvero il loro obbiettivo era condurci all’interno del proprio “Eden” musicale, mi dispiace deludervi ma qui ne siamo ben lontani.