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CRASH OF RHINOS
DISTAL
DISTAL
L’emocore. Quello delle origini, quello che ormai nessuno suona più e pochi ascoltano ancora. Quello che per trovare un disco buono, ma buono davvero, bisogna tornare indietro nel tempo un bel po’. Tipo che l’ultimo fulmine a ciel sereno per il sottoscritto fu “Pneuma” dei Moving Mountains, nel 2008, e sempre di oasi nel deserto si parla.
La potenza di internet però fa miracoli veri e destreggiandosi tra tonnellate di roba che va dal superfluo all’indecente, qualcosa che valga veramente la pena ascoltare salta fuori. “Distal” dei Crash of Rhinos ne è un chiaro esempio. La formazione arriva dal Regno Unito e propone sette pezzi di puro ed insindacabile emocore di qualità, perfettamente identificabile per quanto riguarda le radici ben piantate negli anni novanta, ma anche deciso a rivendicare una propria identità.
Canzoni complesse, ritmiche contorte, esplosioni, hardcore, intrecci sonori e vocali molto strutturati (ad orecchio ci ho contato almeno tre voci diverse), ma anche tempi dilatatissimi, arpeggi malinconici, suggestivi e talvolta ipnotici. Soprattutto però, tanta atmosfera. Un disco che ti avvolge e ti costruisce attorno una sorta di bolla temporale in cui gli anni novanta e l’emocore sono inchiodati all’apice della loro gloria musicale.
Aiuta molto, in questo senso, anche la produzione: curata, ma minima, ciliegina sulla torta nella costruzione appunto, dell’atmosfera del disco e delle emozioni che questa suscita. Sette pezzi dicevo, mediamente lunghi e sicuramente vari e articolati, che ripercorrono un po’ tutti i passi di una storia che, bene o male, è finita e ha lasciato fin troppo vuoto nel panorama musicale “alternative”.
Inutile stare li a segnalare un pezzo piuttosto che un altro, questo è un album da ascoltare dall’inizio alla fine almeno due o tre volte. In sintesi: gran bel disco. Punto. Non c’è molto altro da aggiungere. “Distal”, fisicamente, esce per l’italianissima Triste, ma su bandcamp è disponibile in modalità download ad offerta libera. Io fossi in voi qualche euro ce lo investirei.
La potenza di internet però fa miracoli veri e destreggiandosi tra tonnellate di roba che va dal superfluo all’indecente, qualcosa che valga veramente la pena ascoltare salta fuori. “Distal” dei Crash of Rhinos ne è un chiaro esempio. La formazione arriva dal Regno Unito e propone sette pezzi di puro ed insindacabile emocore di qualità, perfettamente identificabile per quanto riguarda le radici ben piantate negli anni novanta, ma anche deciso a rivendicare una propria identità.
Canzoni complesse, ritmiche contorte, esplosioni, hardcore, intrecci sonori e vocali molto strutturati (ad orecchio ci ho contato almeno tre voci diverse), ma anche tempi dilatatissimi, arpeggi malinconici, suggestivi e talvolta ipnotici. Soprattutto però, tanta atmosfera. Un disco che ti avvolge e ti costruisce attorno una sorta di bolla temporale in cui gli anni novanta e l’emocore sono inchiodati all’apice della loro gloria musicale.
Aiuta molto, in questo senso, anche la produzione: curata, ma minima, ciliegina sulla torta nella costruzione appunto, dell’atmosfera del disco e delle emozioni che questa suscita. Sette pezzi dicevo, mediamente lunghi e sicuramente vari e articolati, che ripercorrono un po’ tutti i passi di una storia che, bene o male, è finita e ha lasciato fin troppo vuoto nel panorama musicale “alternative”.
Inutile stare li a segnalare un pezzo piuttosto che un altro, questo è un album da ascoltare dall’inizio alla fine almeno due o tre volte. In sintesi: gran bel disco. Punto. Non c’è molto altro da aggiungere. “Distal”, fisicamente, esce per l’italianissima Triste, ma su bandcamp è disponibile in modalità download ad offerta libera. Io fossi in voi qualche euro ce lo investirei.
Manq
Voto: 8
Voto: 8
TRACKLIST:
1 – Big sea
2 – Stiltwalker
3 – Wide Awake
4 – Lifewood
5 – Gold on red
6 – Closure
7 - Asleep
1 – Big sea
2 – Stiltwalker
3 – Wide Awake
4 – Lifewood
5 – Gold on red
6 – Closure
7 - Asleep