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FOO FIGHTERS
WASTING LIGHT

Quando si ha a che fare con un disco in cui compare questo instancabile signore di nome Dave Grohl è sempre opportuno prestare la massima attenzione alla cosa, vuoi per omaggio dovuto al calibro del musicista ma soprattutto per l'impressionante capacità di trasformare in oro tutto ciò che tocca.
Mai appagato dal proprio curriculum artistico, recentemente coronato dal premio "Godlike genius" agli NME Awards 2011 e messi in stand-by gli altri progetti (Them Crooked Vultures su tutti) il Re Mida del rock ha ripreso le redini della sua band principale pubblicando il successore dell'ottimo "Echoes, silence, patience & grace".
Le novità che accompagnano l'uscita di "Wasting light", settimo studio album per i Foo Fighters, sono numerose e molto significative: prima di tutto ritroviamo nella lineup ufficiale la pecorella smarrita Pat Smear, membro storico della band americana; in secondo luogo la scelta di affidarsi a Butch Vig (lo stesso producer di "Nevermind") per produrre il nuovo disco, con gli special guests Krist Novoselic (l'altro ex Nirvana) e Bob Mould (cantante degli Husker Du); infine la decisione di registrare in analogico e in presa diretta nel garage dello stesso Grohl.
Fatte le doverose premesse, la prima cosa che posso dire dopo numerosi ascolti è che questo disco è una bomba e si appresta a diventare un classico del decennio che si è appena aperto.
L'iniziale "Bridge Burning" parte subito in quarta con un tiro micidiale, mettendo in risalto le note capacità della band di affondare giù duro senza perdere mai di vista la componente melodica, tema che accompagna tutte le composizioni presenti in scaletta. Si prosegue con il singolo "Rope", brano dall'incipit zeppeliniano che esplode in un ritornello molto convincente. Ma il vero pezzo da novanta arriva poco dopo e si chiama "White Limo", accompagnato da un video altrettanto geniale con Lemmy ospite d'eccezione. Il brano in questione spinge per la prima volta il sound della band verso lidi più estremi, caratterizzato sopratutto da linee vocali non proprio tradizionali ad opera di un Grohl "indiavolato".
La classe dei Foo Fighters non finisce qui ed esce fuori in "Arlandria", altro pezzo dal sapore settantiano, e nelle successive "Back & forth", "A matter of time" e "Miss the misery", impreziosite da alcune linee melodiche davvero strepitose. "I should have known", le cui parti di basso sono state suonate da Krist Novoselic, è il brano più particolare di tutto l'album e forse dell'intera produzione della band, che molto ricorda gli Artic Monkeys.
Con "Walk", unico pezzo che non si avvicina allo stesso livello dei precedenti, si chiude un disco pazzesco che si presta ad essere saccheggiato nei futuri set dal vivo.

Salvatore Dragone
Voto: 9
TRACKLIST:

01. Bridge Burning
02. Rope
03. Dear Rosemary
04. White Limo
05. Arlandria
06. These Days
07. Back & Forth
08. A Matter Of Time
09. Miss The Misery
10. I Should Have Known
11. Walk