Nel 2009 il loro album d’esordio “The Peaceful Riot” rappresentò una delle uscite discografiche più entusiasmanti nel panorama alternative ed anche qui in Italia fummo in molti ad accorgerci del potenziale di questa super-formazione francese che riuniva sotto lo stesso monicker membri di Pleymo, Kyo, Watcha e Vegastar.
Inevitabile dunque accogliere con particolare curiosità questo secondo album degli Empyr intitolato “Unicorn”, un album che segna una netta evoluzione nel sound della band verso un rock melodico caratterizzato da una forte impronta “pop”  e spesso arricchito da inserti elettronici di pregevole fattura.
Un inversione di rotta davanti alla quale risulta difficile rimanere indifferenti perché il quintetto sembra proprio aver intrapreso un percorso che lo avvicina maggiormente agli ambienti mainstream allontanandolo dunque da quelle atmosfere sofferte e malinconiche che ci avevano conquistato nel primo disco.
Facile dunque aspettarsi che più di una persona storcerà il naso all’ascolto di queste nuove 11 tracce ma sarebbe totalmente sbagliato fermarsi al primo impatto, bisogna andare oltre in modo da assimilare gradualmente ogni canzone per accorgersi di come questo cambiamento alla fin fine non sia poi così del tutto innaturale.
Con tutte le dovute differenze trovo infatti che gli Empyr abbiano voluto giocare cercando di tirare fuori dal cilindro quello che dovrebbe rappresentare il loro “White Pony” (i Deftones rimangono sempre una delle principali fonti di ispirazione per il gruppo francese), senza porsi alcun limite a livello compositivo, divertendosi nello sperimentare nuove soluzioni con l’utilizzo di synth e tastiere senza lasciare nulla al caso e mantenendo un occhio di riguardo per le melodie.
Non è proprio possibile mettere in discussione la qualità ed efficacia di brani come il primo singolo “It’s Gonna Be”, la successiva “Give Me More” oppure la riuscitissima “Do It”, con il suo ritmo incalzante e ballabile, solo tre esempi di come questi musicisti abbiano saputo dosare intelligentemente le proprie capacità realizzando un disco nel complesso molto equilibrato e vario.
Se dunque “The Peaceful Riot” aveva già lanciato segnali incoraggianti, “Unicorn” non fa altro che ribadire il concetto andando però oltre, mostrandoci il lato più personale e versatile di una formazione che può ancora dare tanto alla scena rock internazionale.