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OPETH
HERITAGE

L'abilità di una grande band sta nel mischiare sempre le carte in tavola, spiazzando spesso il proprio pubblico. Questo il grande rischio che si corre ogni qual volta ci si trovi ad ascoltare un nuovo lavoro degli Opeth, e nel caso di "Heritage" l'affare si fa molto più serio.
Si dice spesso di non giudicare un libro dalla copertina, ma questa volta è molto semplice calarsi nello spirito dell'opera dandone semplicemente uno sguardo: il percorso musicale iniziato con "Watershed" si completa qui con lo smantellamento del sound pesante dei precedenti album, abbracciando in toto l'esperienza progressive anni '70 di cui Akerfeldt non ha mai nascosto la propria devozione.
Spiazzante, delicato ed elegante, "Heritage" è sicuramente un disco difficile da capire se in qualche modo non si è già avvezzi a sonorità del genere, nè tantomeno si presta per un ascolto distratto o in ogni caso limitato a pochi passaggi.
La facilità con la quale ci si può smarrire in un ascolto di questo tipo è data sopratutto dalla presenza di temi musicali meno riconoscibili rispetto al passato, accentuata poi dalla struttura sofisticata della maggior parte dei brani che spesso mette in difficoltà anche l'orecchio più attento: variazioni inaspettate e a tratti poco fluide, spesso intervallate da pause e ripartenze, sono l'ostacolo più alto da superare.
Come detto prima le grandi novità presenti nel nuovo corso intrapreso dagli svedesi consistono in un suono molto più morbido (nello specifico delle chitarre) che reincarna fedelmente l'atmosfera delle produzioni a cui "Heritage" fa riferimento e nell'utilizzo esclusivo di clean vocals, qua e là effettate, per motivi abbastanza ovvi.
Nonostante tutte le difficoltà, Akerfeldt si dimostra ancora una volta uno dei musicisti più raffinati in assoluto, regalando, seppur a sprazzi, momenti di alta classe fino all'ultima nota della straordinaria "Marrow of the earth".
Forse il voto che assegnerò non sarà veritiero al cento per cento, ma quel punto in più è strameritato per il solo fatto che nessun altra band riuscirebbe ad esprimersi su questi stessi livelli in una sfida così ambiziosa come ridonare splendore all'eredità.

Salvatore Dragone
Voto: 8
TRACKLIST:

01. Heritage
02. The Devil's Orchard
03. I Feel The Dark
04. Slither
05. Nepenthe
06. Haxprocess
07. Famine
08. The Lines In My Hand
09. Folklore
10. Marrow Of The Earth