La prima cosa che mi ha incuriosito quando la redazione mi ha passato l’ep dei Winter Dust è stato che quattro componenti su cinque della band si chiamano Marco; questo per quanto riguarda l'aspetto "fisico" della band, mentre per l'aspetto "sonoro" mi ha incuriosito parecchio nonchè divertito molto l'intro dell'ep con una storica registrazione del telecronista vicentino "Noaro" (chi seguiva come me Mai Dire Goal se lo ricorderà sicuramente).
Curiosità a parte, la band proveniente da Padova nata nell'ormai lontano 2003 come cover band degli AFI e dopo cambi di line up, scioglimenti e reunion o - come dicono loro - "dopo la fine dell'adolescenza" propongono un sound che potrebbe essere accostato a un post/hardcore dalle parecchie sfumature emo.
Ottima la prestazione "tastieristica" di Marco che dona al sound dei Winter Dust atmosfere sognanti senza però ammorbidire il groove, le chitarre e la voce degli altri "Marco" (il componente non omonimo ai 4/5 della band si chiama Fabio).
Una band che può tranquillamente sedere su posti gratificanti e appaganti del music business (se solo quest’ultimo non fosse in crisi) in quanto tecnicamente e stilisticamente i Winter Dust godono di una gran tecnica e soprattutto di una qualità ormai rara per ogni band underground ossìa un gran bagaglio pieno d’idee originali e innovative evidente soprattutto sull'ottima traccia che chiude l'ep e "Existence" con atmosfere nostalgiche e potenti allo stesso tempo.
Niente male, niente male davvero Winter Dust!!