L'ondata dei ritorni sembra non avere più fine: questa volta è il turno dei Bush di Gavin Rossdale, band alt rock che ha saputo ritagliarsi un certo spazio proprio mentre il grunge cominciava ad esaurire la propria energia.
A dieci anni dall'ultimo disco "The golden state", la band inglese si ripresenta parzialmente rinnovata nella line-up con i nuovi Chris Traynor e Corey Britz a prendere il posto di Nigel Pulsford e Dave Parsons, decisi ormai a mettere da parte la vita da rockstar per dedicarsi alle famiglie.
Supportato da una produzione mostruosa ad opera di Bob Rock, "The sea of memories" suona esattamente come dovrebbero oggi suonare i Bush, e quindi più in linea con gli standard attuali in ambito pop-rock senza per questo compromettere il risultato finale che rimane in ogni caso fedele allo stile della band.
L'album sembra riservare le impressioni più positive nelle sue battute iniziali, grazie alle buone melodie di pezzi come "The sound of winter" e "All my life", purtroppo però la qualità delle canzoni comincia pericolosamente a scendere per riprendersi solo da "I believe in you" in poi, lasciando così nel mezzo un buco nero che inevitabilmente influisce sulla valutazione complessiva del disco.
Le buone intenzioni ci sono e si sentono, tuttavia era logico aspettarsi dai Bush qualcosa di più per ripagare l'attesa di un decennio.