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FEAR AND THE NERVOUS SYSTEM
FEAR AND THE NERVOUS SYSTEM
All’interno della Korn family l’unico membro ad essere rimasto a secco di side-project era Munky che, forse ferito nell’orgoglio in quanto da otto anni si sente dire che i Korn attuali fanno pena perché non c’è più Head, si è deciso a dimostrare tutto il suo attuale valore al di fuori della band madre chiamando in supporto artisti di tutto rispetto. La voce dei Repeater –Steve Krelikowski-, il bassista dei Faith No More –Billy Gould-, il batterista dei Bad Religion – Brooks Wackeman-, il chitarrista degli Error –Leopold Ross- ed il tastierista on stage dei Korn – Zac Baird- (…niente male direi).
L’unione di questi artisti ha creato i Fear And The Nervous System, una band nata quasi per gioco ma che comunque potrà dimostrare che il nostro caro Munky è vivo e vegeto e la sua chitarra è ancora ispirata come un tempo se gli viene data libertà stilistica, cosa che probabilmente non succede più nei Korn.
L’album si apre con la intro in stile Korn “Hell”, due minuti di groove, chitarra distorta e campionamenti sinistri, poi si arriva immediatamente al primo singolo “Choking Victim” un pezzo in perfetto stile Korn, un po’ per il cantato di Steve che in tutto il disco ricalca lo stile epico di Davis e un po’ per quei riff che sembrano essere stati presi dal periodo "Issues" (si sente un qualcosa di "Falling Away From Me" e "Somebody Someone"). Da qui in poi l’album assume una direzione ben precisa, cioè un groove/metal/rock con una presenza non troppo invasiva dell’industrial che ricorda (e forse anche qualcosa in più) il sound di "Untouchables" anche se in una veste leggermente più soft.
Da segnalare assolutamente la bastonata groove/industrial di “Chosen Ones” e la voce di Krelikowski che in tutte le restanti canzoni convince a pieni voti, grazie a delle cavalcate melodiche veramente azzeccate (sentire “No Secrets” e “Chinatown” per togliervi dei dubbi). Questo esordio omonimo dei FATNS necessita di qualche ascolto prima di essere compreso appieno, alcuni potranno dire che è fin troppo simile allo stile Korn di fine/inizio millennio ma per quanto mi riguarda posso solo dire che alle mie orecchie è piaciuto ed al momento credo sia una delle poche occasioni per risentire certi suoni un po’ old school dei Korn che evidentemente preferiscono sperimentare album dopo album senza ripetersi piuttosto che mettere Munky nelle condizioni di rendere al meglio (cioè fargli suonare il Korn sound).
Concludo facendo le mie scuse a Munky, anche io ero tra quelli che pensava che senza Head valesse la metà, in realtà è esattamente il contrario.
UnderD
Voto: 7
TRACKLIST:

Hell
Chocking victim
Chosen ones
No secrets
Chinatown
Beautiful side
Triggers
Dissolve
Jaguar
Slow motion
Last dive
Ambien