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PHAITH
REDRUMORDER
E’ veramente raro riuscire ad ascoltare una band che suona Heavy Metal originaria di Cortina D’Ampezzo. Questo gruppo chiamato Phaith viene fondato da cinque ragazzi che dal 2000 - come scritto nella proprio biografia - vogliono suonare un potente Heavy Metal per scuotere le rocce delle Dolomiti!
Inizialmente la band decide di proporre un Hard Rock fortemente influenzato dal rock anni '70 e dal metal degli anni '80; dopo vari cambi di lineup riescono finalmente a partorire nel 2005 un EP intitolato ‘Metaphora’. La band vanta nel proprio curriculum un’attività live molto significativa che ha permesso di partecipare a festival di prestigio aprendo la serata ad importanti gruppi di fama internazionale. Nel 2009 i Phaith decidono di cambiare il proprio sound iniziando a comporre dei pezzi  Heavy Metal più tirati e impegnati. Finalmente nell’anno in corso, dopo una decennale attività, la band veneta riesce a dare alla luce ‘Redrumorder’.
Mi piace molto l’Artwork del CD, strutturato a mo' di articoli di magazine dove è possibile leggere i testi avendo la sensazione di sfogliare una copia del Daily News.  Sono molto belle anche le immagini scelte dei ragazzi di Cortina per descrivere in maniera visiva il contenuto degli stessi brani. In particolare rimango colpito dalla foto utilizzata per la settima canzone “Deep In The Human Soul” raffigurante una donna bendata che vuole esprimere il concetto di giustizia. Questa ha in una mano la bilancia e nell’altra una spada ed è seduta a terra in un ambiente che sembra ricordare un sottoscala di una malconcia stazione metropolitana newyorkese. La foto rappresenta una giustizia allo sbando in balìa dello schifo che la società moderna ci propina quotidianamente.
I testi della band sono molto interessanti ed impegnati, desiderosi di abbracciare tutti quei temi sociali che ci affliggono; l’album si apre con "War Morning", un pezzo basato su una struttura compositiva cangiante che divisa fondamentalmente in due parti, con il piattume della prima che viene compensato da una seconda parte decisamente più interessate. Andando avanti con l’ascolto di ‘Redrumorder’ mi accorgo che anche il pezzo successivo cambia di continuo l’ossatura delle canzoni, affermandosi così come idea portante di tutti i brani e configurandosi come caratteristica imprescindibile di questa band. “Another Heart To Hurt” è una delle canzoni che più mi piace, con suoni più ruvidi e realizzati con riffoni tipicamente Heavy e batteria tirata che dà potenza e compattezza alla traccia. Anche il brano seguente è gradevole e si lascia ascoltare, sebbene in questo caso ad appassionarmi è un ritornello molto orecchiabile. I successivi pezzi li trovo invece abbastanza anonimi e, nonostante apprezzi come alcuni dei ritornelli riescano ad entrare facilmente in testa, l’eccessiva voglia di sperimentare li rende piuttosto noiosi. Grazie ai brani “Blessed In Pain” e “How To Many Bullets” i Phaith riescono per fortuna a ritrovare quella verve inizialmente che ho percepito e riescono di risollevare la direzione presa da ‘Redrumorder’. 
L’eccessiva sperimentazione ha reso questo album troppo macchinoso e poco fluido, in più assoli lunghissimi e pezzi interminabili rischiano di rovinare quello che di buono c’è nella musica dei Phaith.
Al termine dell’ascolto di ‘Redrumorder’ l’ascoltatore avrà l’impressione di aver ascoltato 40 pezzi anziché 10. Credo che con un po’ più ordine i Phaith potrebbero  realizzare dei lavori interessanti.
Mario Tissi

TRACKLIST:

1. War Morning 2.12
2. Another heart to hurt
3. Factory of enemies
4. 12 wings
5. Rorschach
6. Videodrome
7. Deep in the human soul
8. Blessed is the pain (Monsoon)
9. Death is Pornography
10. How many bullets