Personalmente ho seguito i Lacuna Coil fin dai tempi dei loro esordi e quando nel 2002 grazie all’abum “Comalies” riuscirono a conquistarsi un biglietto per gli States ero felice di vedere finalmente una band italiana accostata ai grandi nomi del metal gotico (e non solo) internazionale. Lo sbarco in America di Cristina Scabbia & C. ha reso il sound dei Lacuna Coil sempre meno italo/europeo e sempre più a stelle e strisce, vedi le chitarre ribassate e basso slappato di “Karmacode” del 2006 e la trasfigurazione completa e poco digerita in band rock da classifica di “Shallow Life” nel 2008.
Evidentemente il passo da band dark/gotica a rock è risultato un po’ eccessivo a tutti, dopotutto quello che rendeva i Lacuna Coil una band di spessore era il fatto di saper scrivere canzoni gradevoli ed originali senza risultare “estremi” come i Nightwish o eccessivamente patinati come gli Evanescence. Occorreva quindi una correzione di rotta che prende il nome di “Dark Adrenaline”, un album che non si dimentica del recente passato proponendo un paio di hit radiofoniche come “Trip The Darkness” e “Kill The Light” ma al tempo stesso fa riscoprire alla band un suono decisamente più metal, sia nelle sue forme un po’ più classiche come in “The Army Inside” sia in quelle più moderne come in “Give Me Something More” e nella particolarmente riuscita “Intoxicated” con la quale forse per la prima volta sono riuscito a farmi piacere la voce di Andrea Ferro. Molto bello il tocco dark della malinconica “End Of Time” e la conclusiva “My Spirit” in cui oltre a qualche parola di italiano rispunta finalmente anche il vecchio spirito gothic metal abbandonato quasi completamente dopo “Comalies”. Una nota di merito anche per la cover dei REM “Losing My Religion” interpretata con personalità e giustamente adattata allo stile della band senza voler ricalcare troppo la versione originale evitando così l’effetto “momento riempitivo”. Questo “Dark Adrenaline” è a conti fatti la sintesi dei Lacuna Coil degli ultimi dieci anni e molto probabilmente è la cosa migliore ascoltata dai tempi di “Comalies” che rimane tutt’oggi insuperato. Un ritorno a galla che fa ben sperare per il futuro.