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SILVERSTEIN
SHORT SONGS

“Short songs” è un disco di venti minuti con ventidue brani al suo interno, da lì il titolo. Trattasi di un omaggio fin troppo smaccato a quella tendenza tanto in voga nel panorama punk-hc di fine millennio scorso di creare canzoni corte, veloci ed incisive. Che si tratti di un tributo è dimostrato dal fatto che la metà dei pezzi sono cover e che molte di queste son prese dall’opera omnia della musica breve, ovvero quel gioiellino di “Short music for short people”. Ora, i Silverstein non sono certo la band più creativa dell’universo (eufemismo), quindi la cosa più sbagliata è avvicinarsi a questo disco con idee malsane del tipo: “vediamo come hanno reso il concetto”, perché si rimarrebbe delusissimi. Le cover sono fotocopie dei brani originali e i pezzi inediti sono fotocopie dei pezzi a cui i Silverstein ci hanno ormai abituato (altro eufemismo). Ok, lo so cosa state pensando. Credete che io stia per stroncare questo disco con le mie solite critiche acide. E invece no, cari miei, perché secondo me questo “Short songs” è il miglior disco dei Silverstein dai tempi di “When broken is easily fixed” ed i motivi sono proprio quelli che ho elencato prima. Se sei i Silverstein e decidi di registrare cover di Nofx, Green Day, Promise ring(!), Orchid (!!!), Dead Kennedys, DOA, Descendents, Chixdiggit (!!) e via dicendo, riproporle identiche non può che essere un bene. Stesso concetto per gli inediti: concentrare in un minuto quello che di solito impieghi quattro per sviluppare, se sei i Silverstein, è tutto di guadagnato perché le canzoni non stufano, guadagnano in impatto e immediatezza e si lasciano ascoltare fino alla fine senza lasciar tempo all’ascoltatore di realizzare come siano identiche tra loro e alle loro cugine dei dischi scorsi.
Insomma, secondo me l’operazione omaggio a tutto ciò che presumibilmente compone il background di ascolti della band canadese è riuscita bene. Si spazia attraverso diverse sfumature più o meno melodiche dell’HC fotografando secondo me nemmeno poi così male un certo tipo di concetto musicale. Certo, una band che è nata emulando Get up kids e Mineral (ascoltatevi i primi tre o quattro pezzi della raccolta “18 candles” e capirete cosa intendo) forse con questo disco onora solo una parte del suo pacchetto di ispirazioni, quella attualmente più significativa, ma è anche vero che trovare pezzi da un minuto in ambito emocore è forse più complicato. Han piazzato i Promise ring e alla fine, per il sottoscritto, va bene così. Ribadisco, miglior disco dei Silverstein dopo l’esordio. Cosa che vuol dire tutto e nulla, intendiamoci: anche tra i dischi di Apicella ce ne deve essere uno migliore degli altri.

Manq

TRACKLIST:

Side A

No. Title Length
1. "Sick as Your Secrets" 1:08
2. "Sin & Redemption" 1:09
3. "SOS" 1:36
4. "Brookfield" 1:30
5. "La Marseillaise" 0:48
6. "World on Fire" 1:24
7. "Sleep Around" 1:19
8. "My Miserable Life" 0:28
9. "Truth & Temptation" 0:44
10. "One Last Dance" 1:26
11. "See Ya Bill" 0:06



Side B
12. "Short Songs" (originally by Dead Kennedys) 0:24
13. "236 E. Broadway" (originally by Gob) 1:20
14. "Good Intentions" (originally by Gorilla Biscuits) 0:26
15. "Destination: Blood!" (originally by Orchid) 1:08
16. "Coffee Mug" (originally by Descendents) 0:33
17. "xOn Our Kneesx" (originally by The Swarm) 0:24
18. "Scenes from Parisian Life" (originally by The Promise Ring) 1:21
19. "It's My Job to Keep Punk Rock Elite" (originally by NOFX) 1:24
20. "Quit Your Job" (originally by Chixdiggit) 0:23
21. "The Ballad of Wilhelm Fink" (originally by Green Day) 0:33
22. "You Gotta Stay Positive" (originally by Good Clean Fun) 0:05