Dopo circa quattro anni da "Pedal To The Metal" ritroviamo con un nuovo album i Blessed By A Broken Heart, band canadese dedita ad un hard rock di stampo glam con un pizzico di metalcore e con grossissime venature ultratamarre anni ottanta che male non fanno, se si comprende bene il motivo di fondo per cui esiste questo disco.
Se "Pedal To The Metal" ha raggiunto un grosso successo mondiale perché dalla sua aveva l'incredibile orecchiabilità che questi pezzi portano dentro, i brani di "Feel The Power" non sono da meno: contengono tutto ciò che serve per renderli singoli radiofonici perfetti, nessuno escluso, anche se forse il target non è proprio per tutti e bisogna apprezzare questo lavoro per ciò che è, ovvero divertente, simpatico con molti richiami a ciò che sono stati gli anni ottanta e qualche strascico dei primi novanta.
Sicuramente i primi brani sono quelli che si fanno apprezzare di più, quindi "Deathwish" e "Shut Up And Rock!" che sono delle vere e proprie cavalcate musicali ricche di cori da far scoppiare le casse che non fanno altro che potenziare di più la botta sonora. in "Love Nightmare" fa la sua comparsa il metalcore, che impreziosisce questo pezzo un po' particolare ma con un ritornello incredibilmente moderno e da acquisto d'impulso, così come "Forever" che segue gli strascichi del brano precedente. "Holdin' Back For Nothing" è un'altro pezzo da capelli in aria, ma è purtroppo seguito da "I've Got You", ovvero una ballad che poca attinenza ha con lo stile con cui si sono presentati i Blessed By A Broken Heart. Nei pezzi dopo si perde un po' di mordente rispetto all'inizio e l'effetto sorpresa sembra svanire - ascoltiamo per esempio "Scream It Like You Mean It" e "Innocent Blood". Il disco si chiude con "Sleepless Nights".
Con uno stile che ricorda un po' i The Darkness, il nuovo album di questa band Canadese ha tutte le carte in regola per essere gettato in pasto alle grinfie radiofoniche. Ogni pezzo suona bene, suona orecchiabile, nonostante gli ultimi pezzi perdano il ruggito che contraddistingueva la prima parte del disco. Da segnalare la qualità tecnica della band, sia nelle linee vocali di Tony Gambino che negli assoli funambolici di Sean Michael Maier. Nonostante tutto, questo non è un lavoro da buttare, anche se risulta difficile individuare un target adatto per questo genere: se da una parte potrebbe unire gli amanti del glam rock, dall'altra potrebbe guadagnare quelli dell'hard rock o del metalcore ma mettere d'accordo tutti insieme è dura, e si rischia di rimanere con un pugno di mosche in mano.