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THE USED
VULNERABLE

Una recensione come si deve del nuovo disco dei The Used non vale la pena di scriverla, quindi faccio un esperimento. Scrivo questa introduzione senza nemmeno aver ascoltato il disco, così, con considerazioni generali ed un pronostico. Poi ascolto le tracce e le commento, brevemente, una per una. In presa diretta.
Prefazione. Se ancora mi peno ad ascoltare e recensire dischi dei The Used è perché, loro malgrado probabilmente, agli esordi hanno pubblicato una disco capolavoro che tutt’ora, non me ne vergogno, riascolto e conosco a memoria. Dopo quel self titled, tutto il materiale uscito a nome The Used è riassumibile con un’unica parola ed è "imbarazzo". Personalmente il meglio del peggio resta “Artwork”, capace di qualche melodia azzeccata e qualche pezzo convincente, per il resto son tutte tracce che se vi volete bene dovreste ignorare. Questo disco, ovviamente, sarà né più né meno analogo ai precedenti tre, con meno affinità con “In love and death” più che altro per la probabile assenza di grida e riffoni posticci. Se siamo sfortunati, ci ritroveremo di nuovo carillon e synth stile “Lies for the liars”. Se siamo molto sfortunati ci troveremo sprazzi di dubstep. In ogni caso, se dovessi scommettere un euro non lo punterei su “disco dell’anno”. Ok, iniziamo l’ascolto.
I come alive. Siamo sfortunati. Il pezzo salta indietro alle sonorità teen horror di L4TL. Il peggio è che come opening è terribilmente moscia. Ora, nessuno si aspetta niente come detto, ma almeno un po’ di energia sarebbe gradita.
This fire. Si resta sempre in orbita L4TL. Pezzo brutto, overprodotto, che lascia spesso l’impressione della totale disomogeneità tra base e linee vocali, che sembrano incollate sopra. Come tiro si resta fermi a zero.
Hands and Faces. Andiamo male. Anche questo pezzo suona fintissimo e sembra prodotto da Timbaland. Lasciando stare le parti con base “elettronica”, il suono delle chitarre distorte è da denuncia. Sembrano seriamente le basi di un disco di Lady Gaga. Vado avanti solo perché vi voglio bene.
Put me out. Cade la mia prima certezza, c’è ancora spazio per urla e riff ultra fake. Il pezzo non è bello, ma almeno son sparite tutte le basi e gli effetti irritanti, lasciando una traccia abbastanza anonima buona come bonus track di IL&D.
Shine. Di nuovo L4TL, di nuovo un pezzo buono al massimo per farci un video da mandare il pomeriggio su MTV. Considerato che nel 2012 MTV neanche la passa più, la musica, il senso di operazioni come questa mi sfugge. Parti sconnesse, mancanza di idee. Punto più basso, forse, fino a qui.
Now that you are dead. Mi prendo l’intro infinita per commentare il titolo del pezzo. Ora che sei morto? Seriously? Ecco che attacca: ritmica veloce, urla a pioggia, breakdown. Si torna a IL&D come idea. Fino ad ora in sostanza questo Vulnerable è un mix dei due dischi peggiori dei The Used e io, adesso, pagherei per una ballatona strappa mutande in cui per un attimo non sento finte urla o basi composte con una bontempi a venti tasti.
Give me love. Piccoli, piccolissimi progressi. Questa traccia è più in area Artwork. Non dei pezzi decenti di Artwork, ma ci accontentiamo
Moving on. Idem come sopra. Roba buona per la colonna sonora di qualche teen movie o qualche serie TV per ragazzini. Calcolando che si parla dei The Used, il target è quello, quindi mi sbilancio e dico traccia riuscita. Ecco, prima dell’ultimo ritornello si tira un po’ troppo la corda, ma visti i precedenti passo sopra.
Getting over you. Ecco la ballatona! Ed è il pezzo migliore del disco. Se devi fare robe molli e per ragazzine, tanto vale farle così, piuttosto che far finta di voler suonare musica pesa.
Kiss it goodbye. Appunto. E sorvoliamo sulla chiusura, che scrivere parolacce nelle recensioni non è educato.
Hurt no more. E poi, dal niente, ecco il pezzo che non ti aspetti. Lo dico? Bello. Melodia, suono, produzione: tutto come si deve. Non un capolavoro, intendiamoci, ma sicuramente una roba di cui non ci si deve vergognare.
Together burning bright. Dicevamo della vergogna. Qui siamo ampiamente oltre. Pezzo da codice penale, di bruttezza rara, che si trascina fino in fondo e che chiude il disco come s’era aperto, in modo sbagliato, lasciandoti interdetto e pronto a dimenticare il tutto molto in fretta.
Conclusioni. Non c’è molto da aggiungere, questo “Vulnerable” è probabilmente il peggior disco The Used. Un voto io non me la sento di darlo, dico solo che io fino ad ora i dischi di Berth e soci li ho comprati tutti, ma questo probabilmente non farà parte della mia collezione.

Manq

TRACKLIST:

1. I Come Alive
2. This Fire
3. Hands and Faces
4. Put Me Out
5. Shine
6. Now That You're Dead
7. Give Me Love
8. Moving On
9. Getting Over You
10. Kiss It Goodbye
11. Hurt No One
12. Together Burning Bright