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MARILYN MANSON
BORN VILLAIN

La “Marilyn Manson band” dopo quasi un anno di rinvii giunge alla pubblicazione dell’ottavo studio album che, nonostante i soliti proclami di rito in fase di pre-produzione, non porta assolutamente nulla di nuovo alla luce del sole (o in questo caso al buio delle tenebre). Per carità, “Born Villain” è un discreto album di rock/hard rock/horror glam/industrial in classico stile Mansoniano, ma da quando dalla line up sono usciti dei pesi massimi come John 5 e Ginger Fish il song writing della band ha preso una bella botta e suscitare l’attenzione dei fans citando album storici come Mechanical Animals e Antichrist Superstar potrebbe rivelarsi un boomerang molto pericoloso. Il fan una volta, forse, lo puoi anche prendere in giro, ma due è già più difficile. Parlando più concretamente dell’album si può dire che mantiene sicuramente una certa orecchiabilità per tutto il suo percorso anche se i riff di Ramirez sembrano veramente un po’ tutti uguali. Alcuni parallelismi si possono fare, comunque, ma sono da prendere con le molle, infatti l’iniziale “Hey, cruel World” (il pezzo migliore dell’album) e “Overneath The Path Of Misery” con i loro riff metal possono dare una certa parvenza di Antichrist Superstar, ma si parla comunque di “coverizzare” un po’ se stessi. Lo stesso discorso vale per l’industrial di “Children Of Cain” e l’hard rock melodico di “Lay Down Your Goddamn Arms” che tentano di dare una spolverata a Mechanical Animals, fino ad arrivare a “Murderers Are Getting Prettier Every Day” che con i suoi riff pompatissimi si incastra perfettamente tra Golden Age Of Grotesque e le sonorità di vecchi pezzi come “Astonishing Panorama Of The End Times”. Se aggiungiamo il primo singolo ufficiale “No Reflection” , che è “carino” oltre ad essere il classico pezzo dark hard rock di Manson, si può dire che qui finisce più o meno la parte interessante dell’album. In quello che rimane di Born Villain troviamo: pezzi dark rock bluseggianti come “The Gardener” e “The Flowers Of Evil” che sinceramente non rappresentano nulla di vagamente succulento, un paio di ballate gotiche veramente piattissime come la titletrack “Born Villain” e la successiva “Breaking The Same Old Ground” e una cover piuttosto scialba (come sono lontani i tempi di Sweet Dreams) di Carly Simon intitolata “You’re So Vain” e arrivata alla ribalta prima del tempo solo perché alla chitarra c’è un certo Johnny Depp, attore idolo di milioni di ragazzine e fedelissimo del regista dark-gotico Tim Burton. Per finire, meglio non soffermarsi troppo né sui testi, perché anche qui il “reverendo” pare essersi decisamente ammorbidito, né sulla copertina del disco, l’ennesima con quel ciuffo inguardabile in evidenza. Per chi sguazza nel mondo Manson dalla mattina alla sera questo Born Villain propone sicuramente 2–3 pezzi da piazzare nella scaletta dei suoi concerti, per quanto riguarda il resto o ci si accontenta o si passa ad altro in attesa di tempi migliori che a mio avviso dovrebbero coincidere con l’arrivo di un chitarrista un po’ più fantasioso.

UnderD
Voto: 6.5
TRACKLIST:

1. Hey, Cruel World
2. No reflection
3. Pistol Whipped
4. Overneath The Path Of Misery
5. Slo-Mo-Tion
6. The Gardener
7. The Flowers Of Evil
8. Children Of Cain
9. Disengaged
10. Lay Down Your Goddamn Arms
11. Murderers Are Getting Prettier Every Day
12. Born Villain
13. Breaking The Same Old Ground
14. You’Are So Vain
15. No Reflection (Radio Edit)