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NORMA JEAN
WRONGDOERS

I Norma Jean si confermano ancora una volta ambasciatori di un filone musicale, al termine della propria parabola. Un’incombenza molto comune tra bands con un grande talento, dentro un fenomeno musicale sordo e asfissiante, da cui devono difendersi.

Senza  alcun dubbio, oggi, i Norma Jean combattono soli contro se stessi, senza più gli stimoli di un recente passato, glorioso e arrapato, che oggi ha ingoiato tutti o quasi, nel suo stomaco satollo e indifferente, da cui i Norma Jean, sono riusciti con acume e aculei a sopravvivere all’insaziabile fame.

Intriso del sempre verde talento e con le armi di un passato aureo, seduti al tavolo da gioco, hanno lanciato la loro scommessa.

La nuova e velenosa sfida si chiama “Wrongdoers”.

Senza bluff, “Hive minds” apre il disco e nei suoi primi settanta secondi, c’è tutta l’energia che si respira, nell’ansiogena attesa del live, dove l’adrenalina pulsa sullo stomaco e lo sguardo cerca le sagome nella penombra del palco.

Il resto arriva come un colpo di frusta, il suono è lavorato grezzo ma al punto giusto, dove le tirate graffiano come le urla di Cory, con sterzate che scoprono l’asfalto, proprio come una ferita, e sotto non ci sono né muscoli né ossa ma solo un muro di bassi.

Bassi che con l’ausilio della batteria, pulsano pesanti e cadenzati, che però scoprono una debolezza. Quando ci sono pulsazioni c’è sempre un cuore di mezzo e senza poterle filtrare, a cascata arrivano le passioni, gli stati d’animo e i sentimenti, ma anche la spontanea quanto ingenua influenza a quel basso e batteria, che in me hanno rievocato tanto quelle di “Hell to pay” dei Converge.

Tuttavia “If you got it at five, you got it at fifty”, “The Potter Has No Hands” e “The Lash Whistled Like A Singing Wind” e quest'ultima con il suo minuto e sette secondi, arrivano come un treno alle spalle, qui la rabbia è venduta a peso d’oro, in un attimo sembrano ritornati gli anni di “Oh God The Aftermath”.

Cos’altro aggiungere, ai sopravvissuti l’onor di raccontare.

Per ascoltare il primo ritornello melodico bisogna attendere “Wrongdoers” e in seguito “Sword in Mounth, Fire Eyes” che proprio come un amante bastardo ti rapisce, t’illude e ti abbandona, prima che tu possa affezionarti, e come sempre finisce stroncato da riffs da vuoto d’aria, pesanti come meteoriti, dolorosi come l’abbandono.

In chiusura, “Sun dies, Blood Moon”, con i suoi quattordici minuti, non regge la bellezza dell’intero album, un episodio mal riuscito, insipido, a causa della scarsa idea di base e di una fragile costruzione.

Incapace di sorreggere la lunghissima traccia di chiusura, l’idea di un ipnotico tunnel che spenga lentamente l’incendio sonoro delle tracce precedenti, non funziona.

Ciò nonostante, definire “Wrongdoers” un lavoro incompiuto è da imprudenti, tuttavia non posso nascondere una leggera delusione.

“Wrongdoers” è un album che non punta certo all’eternità, ma sicuramente non si consumerà con la stessa velocità con cui sono usati e gettati i dischi oggi.

 Tutto il progetto è sorretto da un buon filo conduttore, e la passione è in ogni traccia, questa intrecciata ai segni, alle ferite, alle storie, al sudore e alla maturità, racconta nel modo migliore chi e dove vogliono arrivare i Norma Jean.

Giampiero Skull

TRACKLIST:

 

1. Hive Minds
2. If You Got It At Five, You Got It
3. Wrongdoers
4. Potter Has No Hands
5. Sword In Mouth, Fire Eyes
6. Afterhour Animals
7. The Lash Whistled Like A Singing
8. Neck In the Hemp
9. Triffids
10. Funeral Singer
11. Sun Dies, Blood Moon