I Crosses (o meglio †††) hanno velocemente conquistato l'attenzione mediatica grazie al ritorno su grandi livelli dei Deftones, tuttavia la ricercatezza di uno stile musicale innovativo abbinato alla costruzione di un'immagine rarefatta sono stati innegabilmente i fattori chiave alla base dei sempre più numerosi consensi.
Il side-project composto da Chino Moreno (cantante dei Deftones), Shaun Lopez (chitarrista dei Far) e da Chuck Doom arriva finalmente alla pubblicazione del primo disco dopo i due Ep † e ††. La formula del disco è in realtà abbastanza particolare in quanto solo cinque canzoni sono veri e propri inediti, includendo infatti le altre già presenti nelle due precedenti pubblicazioni.
Anticipato dagli inediti "The epilogue" e sopratutto l'affascinante "Bitches brew" (lanciato con un video molto bello ed evocativo), l'album si apre sui suoni elettronici di "This Is a Trick" (di cui Duff McKagan ha contribuito alla registrazione del basso), ipnotica e ossessiva, a cui segue "Telepathy", un capolavoro di raffinatezza costruito su un groove di basso ed erotiche melodie vocali.
Minimale, elegante e sensuale, un pò come se i Deftones più intimi si fondessero con i Depeche Mode più oscuri, "Crosses" gioca molto sui passaggi elettronici e sulle atmosfere dark abilmente guidate dalla voce sognante di Moreno, che riesce qui ad esprimersi in tutta la sua bellezza. Doveroso a questo punto concentrarsi sugli altri inediti dell'album: "Nineteen Ninety Four" e "Blk Stallion" risentono appunto delle due principali influenze citate sopra mantenendo tuttavia il marchio distintivo della band che dimostra in ogni caso una forte personalità, mentre il trip-hop di "Death Bell" chiude alla grande uno dei dischi più belli dell'anno.