I Sevendust producono buoni album con una costanza impressionante. Durante le loro due decadi di attività, la band di Atlanta, si è affidata ad una formula ben precisa, che prevede l'utilizzo di una base nu metal con molto groove, e dal riffing caratteristico dato dai chitarristi John Connolly e Clint Lowery sulla quale, il cantante di colore Lajon Witherspoon si destreggia con bellissime melodie che spaziavano tra metal, blues rock, classic rock e pop ricercato, con sporadiche comparsate screamo del batterista Morgan Rose. Ebbene, anche nel nuovo "Kill The Flaw", il copione è lo stesso, anche se i Sevendust riescono a non annoiare mai. Se nel precedente "Black Out The Sun", la band, ha in parte omaggiato il loro più grande successo "Home" del 1999, nel nuovo album si è fatto altrettanto nei confronti del loro secondo più grande successo, cioè "Animosity" del 2001. Sono molti i punti d'unione tra “Kill The Flaw” e “Animosity”, a cominciare dalla produzione, per poi arrivare a quella sensazione che tutti i riffs e tutte le melodie siano al posto giusto, creando un amalgama di potenza e melodia praticamente impeccabile. Non siamo al cospetto di un Animosity pt2 perchè, comunque, sull'album ci sono ancora tracce del precedente lavoro, come la bellissima "Not Today" o "Torched" che sono ben ancorate al finire degli anni novanta. In "Chop" ritroviamo i riffs dell'album omonimo del 1997 uniti alle melodie degli anni 2000 della band, ma è chiaro che brani come "Death Dance", "Forget" , "Letters" o la title track "Kill The Flaw", non sfigurano affatto messe accanto ai classici di quattordici anni fa. Se avete sempre amato i Sevendust come me, continuerete ad amarli anche dopo questo Kill The Flow che continua a riproporceli in grande forma. Ancora oggi mi chiedo come mai, una band del genere, non abbia mai avuto i giusti riconoscimenti internazionali, vedendo quanto fatto da nomi come Disturbed o Staind, che non gli sono di certo superiori. Usato garantito.