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STONE SOUR
STONE SOUR
Corey Taylor e James Root, voce e chitarra della formidabile creatura a diciotto gambe a nome Slipknot, tolgono le maschere che li hanno resi celeberrimi e riesumano la loro vecchia band, gli Stone Sour: nati nel 1992 e sciolti nel 1997, la seconda vita della “Pietra acida” porta infine al disco d’esordio targato 2002 e promette di essere qualcosa di più che un semplice side project estemporaneo visti anche i problemi di convivenza e gestione che affliggono i ‘Knot…
Il brano che apre il cd (nonché primo singolo) è “Get inside”: si tratta di una song in puro Slipknot style (con l’abile rapping di Corey, il muro di chitarre di Jim Root e Josh Rand e la martellante batteria di Joel Ekman, che pur non essendo Joey Jordison se la cava egregiamente), evidentemente un “contentino” riservato ai fans dei nove mascherati, che potrebbero rimanere infatti spiazzati dal resto dell’album che, essendo stato in parte scritto anni or sono in piena epoca grunge risente ampiamente dell’aura degli Alice in Chains in primis e può pericolosamente suonare datato; non a caso DJ Sid (manco a dirlo degli Slipknot) dà manforte al quintetto con le sue turntables su “Orchids” e “Cold reader”, rinfrescando le suddette canzoni e rendendole pregevoli e gradevoli. Proseguiamo con “Blotter” che, dopo un intro a dir po co delirante, si trasforma in una canzone nirvaniana e con “Choose”, le cui chitarre alla Pantera, non risollevano la canzone meno incisiva del lavoro, e giungiamo allo splendido hard rock melodico di “Monolith” e all’altrettanto notevole “Inhale” con un organo di sottofondo e la voce pulita di Corey a suscitare pelle d’oca. Lo zenit della melodia è ovviamente appannaggio della “ragnesca” “Bother”, exploit cantautorale solista di Corey Taylor degno di Mark Knopfler. “Blue study” percorre la strada finora delineata senza dare nell’occhio, “Take a number” si approssima al sound dei primi Pearl Jam, mentre in “Idle hands”, la voce sinuosa e distante di Corey sembrerebbe discostarsi dalla durezza delle chitarre; un riff killer erige la possente “Tumult” prima dello spoken word di “Omega”, che chiude l’album.
L’hard rock-grunge-metal degli Stone Sour potrebbe indispettire e risultare sorpassato all’alba del nuovo millennio; ciononostante la “vecchianuova” band di Corey Taylor elargisce più di una grande canzone il che non è da poco.
Silvio52
Voto: 7
TRACKLIST:

1. Get Inside
2. Orchids
3. Cold Reader
4. Blotter
5. Choose
6. Monolith
7. Inhale
8. Bother
9. Blue Study
10. Take A Number
11. Idle Hands
12. Tumult
13. Omega