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DEFTONES
DEFTONES
Dopo mesi di rinvii, anticipazioni, smentite e interviste varie siamo finalmente giunti al "giorno del giudizio"; giudizio ovviamente sul quarto lavoro della saga Deftones, una delle principali band nu-metal mondiali. L'attesa è stata spasmodica per gli accaniti fans del gruppo di Sacramento, ormai a bocca asciutta da 3 anni, stuzzicati da sampler delle nuove canzoni di 20 secondi ciascuno come aperitivo, resi sempre più ansiosi dalle dichiarazioni di Chino Moreno & soci su questo album, presentato come qualcosa che i Deftones non hanno mai fatto. Il disco si intitola semplicemente "Deftones", e la scelta risulta già strana visto che non si tratta di un album di debutto; ma non perdiamoci in quisquilie ed andiamo subito ad analizzare il tanto agognato (almeno da me) quarto nuovo album. Innanzitutto una premessa obbligata: non aspettatevi un disco di facile impatto stile White Pony o canzoni tutte stile "Minerva" altrimenti rimarrete delusi; "Deftones" ha bisogno di essere studiato come si deve prima di apprezzarne l'enorme potenziale. Si comincia con "Hexagram", la prima canzone che iniziò a circolare in rete (fu estrapolata da un DVD promozionale), e con questo brano i Deftones vogliono forse far capire all'ascoltatore come stanno le cose e che disco si preannuncia; Chino Moreno esplode la sua voce e la sua rabbia mentre la chitarra e batteria seguono come un cagnolino le ritmiche di basso proposte da Chi Cheng, il quale in questo brano interpreta la parte del co-protagonista assieme a Chino. "Needles And Pines" è un crocevia di melodia deliziosa e momenti intensi, con un ritornello alquanto stupefacente caratterizzato dagli urli di Chi Cheng; da segnalare anche il riff di chitarra che ricorda molto l'intro di "My Own Summer" e soprattutto la fine in grande stile di Chino che sussurra "Who wants to fuck with us now?". E' dunque il momento di "Minerva", il primo singolo estratto, che potrebbe stare benissimo su White Pony; melodie quasi oniriche ed emozionanti, la voce pulita e melodiosa stile "Digital Bath" o "Change" si pone sullo stesso livello degli altri strumenti, l'atmosfera che si crea è surreale, quasi da pelle d'oca che fanno di "Minerva" una canzone di impatto molto più facile rispetto al resto del disco ma allo stesso tempo la portano quasi ai confini del capolavoro. "Good Morning Beautiful" si presenta con un intro sublime seguito da eccellenti riff di chitarra, segno che Stef Carpenter ha ancora molto da insegnare in questo campo; anche in questo caso la voce viene utilizzata come un vero e proprio strumento a livello degli altri e il risultato è sicuramente positivo. "Deathblow" è stata giudicata dagli stessi Deftones come la miglior canzone del disco, sensuale ed accattivante, strofe quasi sussurrate lasciano poi spazio ad un ritornello dove voce e chitarra, vera colonna portante del pezzo, si alzano in contemporaneità. Ma se con "Deathblow" la vostra mente ha iniziato a vagare ci pensa "When Girls Telephone Boys" a risvegliarvi; qui siamo decisamente ai livelli di Adrenaline, Chino urla come solo lui sa fare, con cattiveria e decisione, Stef lo segue a ruota con riff decisamente duri, quasi metal, arrivando ad un punto in cui la canzone si ammorbidisce dando l'impressione di una conclusione alle porte, ma è questione di pochi secondi prima che la furia di Chino riesploda più cattiva che mai. "Battle-Axe" inizia un po' in sordina, con un semplice suono di chitarra che vuole portare l'ascoltatore a livelli di tranquillità per poi sorprenderlo con accelerazioni selvagge. "Lucky You", presente anche nella colonna sonora di Matrix II, è una pura melodia ipnotica che ci riporta alla mente "Teenager", con atmosfere elettroniche, melodie computerizzate e voce in falsetto. "Bloody Cape" è, a mio giudizio, una canzone decisamente completa: un intro quasi alla "Be Quiet and Drive" interrotto da un riff duro e terrificante quasi "Korneggiante", momenti lenti che si alternano ad accelerazioni improvvise, voce che passa da melodia a urli distorti. "Anniversary Of An Uninteresting Event" è una delle canzoni più strane che i Deftones abbiano mai fatto: Chino suona il piano, il resto della band suona strumenti acustici come xylofono e tamburelli. Decisamente una sperimentazione molto soft, a me personalmente ricorda un po' lo stile degli U2, quasi a dimostrazione della versatilità e della completezza di un gruppo formato da musicisti veri e propri. Si arriva alla fine del disco con "Moana", che ritengo uno dei pezzi migliori del disco: Chino ancora una volta ci sorprende con la sua voce veramente straordinaria, riff di chitarra quasi psichedelici si fondono ad altri riff decisamente più nu-metal, guidati da una batteria che sembra quasi decidere sul momento l'andamento del pezzo. Non c'è che dire, ancora una volta i Deftones sono riusciti a soprenderci anche se ad un primo ascolto superficiale potreste pensare il contrario... accettate questo consiglio, studiatelo bene in tutti i suoi particolari e solo allora potrete avere un'idea della grandezza di questa fantastica band. Ultime parole positive da spendere per un booklet interattivo molto interessante, ragione in più per acquistare l'album originale.

Voto: 7
(Tempo)



Dopo aver affrontato, col precedente album “White pony”, il luogo comune secondo cui il terzo disco di una band debba essere quello della “crescita” artistica o stilistica, i Deftones fanno ritorno nei nostri lettori cd dopo tre anni, giusto in tempo per fronteggiare il cliché – pressoché analogo al succitato – in base al quale gli album omonimi testimonino non meglio precisati giri di boa o volontà di “maturazione”, nonché le voci impazzite di “ritorno alle origini”: ecco a voi, dunque “Deftones”, disco impazientemente atteso, disco a tratti non di facile od immediato ascolto, disco che è valso al gruppo californiano la menzione di “Radiohead del metal”, disco che si apre con “Hexagram”, un pezzo dalla struttura che si potrebbe definire senza azzardo di geniale finezza con un ritornello improvviso (di due sole parole, “worship” e “play”) che va a stravolgere l’andamento della strofa; la seconda stazione si chiama “Needles and pins”, un classico esempio del blasonato e rinnovato “Deftones style” capace di coniugare l’abrasività tipica di “Around the fur” con il vellutato charme di “White pony”. Il singolo portante dell’album, “Minerva”, nonostante l’appellativo divino e l’indubbia qualità, pare oltremodo debitore delle tanto decantate atmosfere del più volte menzionato “pony bianco” e non riesce a sottrarsi all’etichettamento – pur non degradante – di “Change (in the house of flies) Parte 2”; la doppietta costituita dalla pur ritmata “Good morning beautiful” e da “Deathblow” manifesta la progressiva ed ulteriore svolta melodica nelle vocals di Chino Moreno: scelta totalmente consapevole od obbligata dalla necessità fisica di non poter sforzare come un tempo la sua gola prodigiosa? Il cantante scaccia prontamente fantasmi ed acciacchi scatenando (lievemente aiutato dall’utilizzo di un filtro…), nella successiva “When girls telephone boys”, la sua voce in un duetto-duello con i disturbanti effetti elettronici gentilmente offerti da Frank Delgado. Si prosegue con “Battle-axe”, uno dei punti top dell’album, con un sublime riff di Stephen Carpenter ad accompagnare un elegante nonsoché tanto dei Radiohead di “The bends” quanto di Nick Cave, con l’assaggio ambient nel solco tra Depeche Mode e Massive Attack di “Lucky you” (praticamente un’anteprima del progetto collaterale di Chino Moreno, i Team Sleep, vista la presenza di DJ Crook nei credits) e con l’avvincente impetuosità del secondo single estratto, “Bloody cape”. Il finale di “Deftones” parte dall’atipica, sperimentale “Anniversary of an uninteresting event” (quasi una delicata ninna nanna) e si conclude con “Moana”, un epilogo che strizza l’occhio con classe alle sonorità emo.
L’inarrivabilità di “Around the fur” ed il fatto che “Deftones” appaia eccessivamente ricalcato sull’antecedente “White pony” (rispetto a cui è forse meno stilisticamente variegato) precludono al quarto lavoro della band di Sacramento di poter ambire allo scettro di “masterpiece”; ciononostante l’energia e la passione profuse da ogni nota lo annoverano tra i (pochi) cd indispensabili di questo 2003.
Silvio52
Voto: 7,5
TRACKLIST:

1. Hexagram
2. Needles and Pins
3. Minerva
4. Good Morning Beautiful
5. Deathblow
6. When Girls Telephone Boys
7. Battle-axe
8. Lucky You
9. Bloody Cape
10. Anniversary of an Uninteresting Event
11. Moana