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3RD STRIKE
LOST ANGEL

I 3rd Strike si candidano prepotentemente per il ruolo di rap-metal band “impegnata” – attualmente occupato dai Downset – nell’affollato cast del kolossal sul crossover con il loro disco di esordio intitolato “Lost angel” (palese il gioco di parole per assonanza con il nome della città di provenienza del gruppo, Los Angeles, metropoli di perdizione e di angeli caduti), prodotto e confezionato a più mani da soggetti i cui nomi – sulla bocca di tutti – rispondono a Mudrock (Godsmack, Chimaira, Puya), Toby Wright (Korn, Soulfly, Sevendust) e Steve Thompson (Korn, Relative Ash, Reveille).
Si schiaccia “play” e si è subito travolti da un tipico riff “in your face” di chiara impronta nu-metal: “Flow heat” rievoca tanto i muscolosi Biohazard quanto gli acidi Cypress Hill e col suo approccio diretto e genuino movimenta e coinvolge fin da subito l’ascoltatore; in “Walked away” e “Redemption” si assapora invece un vago retrogusto reggae anche grazie al quale si scopre ben presto che il singer Jim Korthe – a tratti “rozzo” e sgraziato ma comunque convincente – sa cantare oltre che rappare e si sforza addirittura di emozionare la platea con la passionale terza traccia. La rabbia e la (velata) denuncia sociale caratteristica dei loro ispiratori Downset, sgorga manifestamente da “Blind my eyes” che oltre al testo “politico” esibisce degli buoni spunti dal punto di vista prettamente strumentale grazie alle chitarre effettate del duo Todd Deguchi ed Eric Carlsson. Il singolo “No light” – che è stato un discreto successo oltreoceano – col suo svolgimento irregolare, prima melodico e poi irruente, tocca forse l’apice stilistico dell’album; la collera e l’amore dei 3rd Strike per il suono hard-core ed i concetti della band di Rey Oropeza tornano autoritariamente a galla nella seguente e breve “City’s on fire”. Le quotazioni del quintetto calano purtroppo nella seconda frazione del cd, in cui vengono proposte canzoni senz’altro orecchiabili ma prive del mordente e della coesione che avevano caratterizzato le prime sei tracce: “Breathe it out” (che pur presenta un cantato in stile “gangsta”) e “Lisa” cercano sostanzialmente di riciclare le atmosfere morbide di “Redemption” e “No light” mentre “All lies” e “Strung out”, seppur non apertamente inferiori alle precedenti, sono l’ennesimo e ridondante omaggio/richiamo al Downset-style. Discorso a parte per il jolly “Paranoid”, cover dei Black Sabbath che è già valsa alla band la partecipazione all’edizione del 2002 del carrozzone dell’Ozzfest (calcando il “second stage” assieme – tra gli altri – ad OTEP, Glassjaw, Meshuggah, Hatebreed e Down), che risulta ben riuscita e tutt’altro che fuori luogo (da notare la guest performance ai “piatti” di DJ Muggs dei Cypress Hill) e per gli inattesi toni soft ed hip-hop della finale “Hang on”, un pizzico di classe nel loro repertorio.
Gli outsider 3rd Strike risollevano la testa nel finale e, tutto sommato, vincono la loro partita (nonostante un “secondo tempo” – anche se sarebbe più preciso parlare in termini di “inning” – troppo rilassato e poco più che sufficiente) e si propongono come una valida alternativa a “prodotti sostitutivi” più quotati e blasonati come Limp Bizkit, P.O.D. e Crazy Town… Terzo strike, battitore eliminato!

Silvio52
Voto: 6,5
TRACKLIST:

01. Flow Heat
02. Walked Away
03. Redemption
04. Blind My Eyes
05. No Light
06. City's On Fire
07. Breathe It Out
08. All Lies
09. Strung Out
10. Lisa
11. Paranoid
12. Hang On