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40 BELOW SUMMER
INVITATION TO THE DANCE

I 40 Below Summer ci invitano a ballare sulle note del loro album d’esordio su major, un disco (che segue il demo autoprodotto “Side show freaks”) caldeggiato da Shawn Crahan – il Clown psicotico degli Slipknot – e premurosamente prodotto dal capacissimo Gggarth Richardson (l’eponimo e monumentale esordio dei Rage Against The Machine, “Spit” delle Kittie e “The height of callousness” degli Spineshank sono nel suo palmares) e mixato dall’altrettanto stimato Toby Wright (Korn, Soulfly, Sevendust).
L’opener promette davvero bene, “We the people” è un vero e proprio anthem che mette subito in luce le versatili vocals di Max Illidge, le successive “Rope” e “Still life” (letteralmente “natura morta”), mantengono sì le aspettative ma delineano in modo piuttosto preciso lo stile della band e la piega buona ma non eccelsa del disco. Piacevoli sorprese sono costituite dalla possibile hit melodica “Wither away” e dal folle rap di “Step into the sideshow”, mentre le seguenti “Falling down” e “Smile electric” si propongono di mixare la malsana parlantina del cantante con le chitarre di Jordan Plingos e Joe D’Amico (musicisti di palese origine latina, così come il batterista peruviano Carlos Aguilar ed il bassista portoricano Hector “Hook” Graziani) che provano a dosare melodia ed aggressività. L’intro soffuso di “Rejection” esplode subitaneamente in modo furioso per poi trasformarsi ulteriormente per delineare quella che è probabilmente la traccia più camaleontica dell’album; “Power tool” è il secondo episodio prettamente “air-play oriented” del cd, ma nonostante non dispiaccia (anzi!) richiama fin troppo alla mente la bella “Wither away” ascoltata poco prima: un curioso caso di auto-plagio a testimonianza del fatto che la band originaria della East Coast degli Stati Uniti ha già esaurito le proprie idee? I toni, con “Drown”, rimangono malinconici e quasi grunge, mentre si torna a pogare con “Minus one” che malgrado la sensazione di déja vu si candida tra gli episodi migliori delle danze prima di lasciare il posto alla più che discreta e conclusiva “Jonesin’”, che ricorda in modo particolare i Mudvayne e ci regala qualche emozione con gli arpeggi di una chitarra acustica che accompagna gli ultimi vocalizzi…
I 40 Below Summer dimostrano, con questo “Invitation to the dance”, di avere i numeri necessari per sfondare: purtroppo, pur allestendo tre quarti d’ora di decente metal del nuovo millennio, sembra che l’occasione d’oro non venga concretizzata a dovere, in quanto il combo – oltre ad impelagarsi in arrangiamenti di spessore caratterizzati da creativi cambi di tempo, che causa inesperienza (o mancanza di capacità sopra la media?), non convincono quasi mai fino in fondo – talvolta dà l’impressione di limitarsi a vivere di rendita sulle eccellenti capacità canore del proprio vocalist… ma Max Illidge (nel remake nu-metal di “Io ballo da sola”?!) non ha le spalle abbastanza larghe per sostenere un simile peso.

Silvio52
Voto: 6,5
TRACKLIST:

01. We The People
02. Rope
03. Still Life
04. Wither Away
05. Step Into The Sideshow
06. Falling Down
07. Smile Electric
08. Rejection
09. Power Tool
10. Drown
11. Minus One
12. Jonesin'