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KILLSWITCH ENGAGE
ALIVE OR JUST BREATHING

Mischiare l’hardcore, il metalcore, il death, il thrash, il nu-metal: questo l’intento dei Killswitch Engage, nuovo vincente cavallo americano ingaggiato dalla Roadrunner dopo una fiera gavetta sotto l’ala della Ferret, riuscendo meritatamente ad ottenere l’opportunità della vita debuttando per una major di siffatta importanza. Ed il combo del Massachussets non delude affatto. Anzi.
La novità è di quelle col botto, il classico ‘masterpiece’ che sposta i limiti oscuri di un intero movimento fissando nuovi altissimi standard, irraggiungibili per la maggior parte della massa: successe per i Korn con il nu-metal, accade oggi per i KsE i quali apportano senz’ombra di dubbio una grossa ventata di innovazione, meglio ancora una bora, nello scenario metal.
Le accelerazioni strumentali rasentano i selvaggi limiti della scuola hardcore, i vocalizzi intrecciano in maniera sublime pulitissime aperture melodiche e feroci parti screaming/growling più strettamente gutturali, i riff di chitarra svelano enormi capacità tecniche condite di passaggi allucinanti, devastanti le ritmiche spaccaossa; alla luce di questi elementi risulta così ancor più sorprendente la facilità con la quale scivolano via le canzoni, ringraziando la sapiente maestrìa con la quale le variegate influenze vengono amalgamate e mescolate, creando un sound martellante, imponente ed aggressivo ed al contempo omogeneo, trasognato ed emozionale, un ossimoro musicale ancor più esaltato dall’assenza di sbavature e tenuto per mano da una produzione indiscutibilmente di alto livello.
Sebbene quasi ogni canzone tradisca differenti impronte e contaminazioni - dagli Slayer ai Soilwork, dai Pantera ai Machine Head, dai Lamb Of God ai Biohazard giusto per citare le maggiori - è indubbio che il prodotto finale ricavato venga estremamente personalizzato dai KsE, rendendolo propriamente proprio e riuscendo in pieno nell’intento di presentarsi come band dal suono inconfondibile ed originale, pigmalioni di un nuovo correntone che produrrà anch’esso, volente o nolente, una folta schiera di ‘imitatori’ e di seguaci.
Le canzoni migliori sono certamente “My Last Serenade” - traccia più melodica dell’intera tracklist - “Fixation On The Darkness”, “Life To Lifeless”, “Temple From The Within” – nella quale il frontman Jesse David Leach riesce a dare pregevole dimostrazione di incredibile poliedricità vocale - e “The Element Of One”.
“Alive Or Just Breathing” è un album duro, diretto, senza fronzoli, inconfutabilmente candidato ad essere annoverato tra le migliori produzioni metal degli ultimi decenni e ad essere assurto a fondamentale modello che influenzerà inevitabilmente il metalcore nei prossimi anni. E’ nata una stella.

Tempo
Voto: 9
TRACKLIST:

1 Numbered Days
2 Self Revolution
3 Fixation on the Darkness
4 My Last Serenade
5 Life to Lifeless
6 Just Barely Breathing
7 To the Sons of Man
8 Temple from the Within
9 The Element of One
10 Vide Infra
11 Without a Name
12 Rise Inside