I 30 Seconds To Mars suonano il prog-rock del Terzo Millennio, dopo anni passati ad ascoltare Tool, A Perfect Circle, Pink Floyd, Deftones ma anche Kiss, The Cure e Led Zeppelin.
In una scena – come quella del 2000 - in cui i rocker sono tutti presi a fare misery-post-grunge, non hanno difficoltà a farsi notare per l’onda d’urto del loro muro sonoro.
La line-up iniziale del gruppo californiano è costituita dal cantante e chitarrista Jared Leto, dal fratello batterista Shannon, dai chitarristi Solon Bixter e Kevin Drake e dal bassista Matt Wachter. Da fine anni Novanta sono presi a scrivere materiale e demo per farsi notare da qualche casa discografica che possa trasformare in realtà i loro sogni: è di questo periodo il cd autoprodotto “Welcome To The Universe”, che già mette in mostra le potenzialità di Jared e soci e che li fa notare dalla Virgin Records. Poco dopo hanno il tanto desiderato contratto.
Si mettono al lavoro al disco d’esordio insieme al producer Bob Ezrin (Pink Floyd, Kiss, Alice Cooper) e Brian Virtue (Jane’s Addiction) ritirandosi nei panorami infiniti del Wyoming. Prima ancora che il disco esca, le voci sulla potenza d’impatto del loro sound sono talmente consistenti che i Puddle of Mudd li chiamano ad aprire i loro concerti. Nel frattempo, i lavori all’LP di debutto continuano per arrivare alla release di “30 Seconds to Mars”, a fine settembre 2002.
Il disco, anticipato dal singolo “Capricorn (A Brand New Name)”, entra subito in vetta alla Billboard Heatseekers’ chart (la classifica ufficiale americana per gli esordienti) e entra a metà della Top 200. Contemporaneamente, fanno da supporter agli Incubus. Non c’è che dire, per una band su cui nessuno avrebbe scommesso due lire. Proprio così, visto che il gran segreto sta nel fatto che Jared è uno degli attori più quotati della nuova generazione hollywoodiana: versatile e belloccio, si è fatto notare con “Requiem For A Dream”, “Fight Club” e “Ragazze Interrotte” fra gli altri.
Ma il buon Jared dimostra di avere anche eccellenti qualità canore, piazzando una voce sublime che dà un magistrale tocco in più a questo ottimo disco, composto da canzoni stupende e a mio giudizio esente completamente da difetti ma pregno di episodi stupefacenti, come la traccia di apertura "Capricorn" e altre canzoni come "Edge Of The Earth", "Fallen", "Oblivion", "Buddha For Mary", "Echelon", "Welcome To The Universe", "The Mission", "The End Of The Beginning" fino ad arrivare alla traccia migliore "93 Million Miles", seguita poi da "Year Zero" e "The Struggle".
Sì, ho veramente segnalato tutte le canzoni del disco ma non perchè sono impazzito ma perchè ognuna di esse merita decisamente di essere ascoltata; le parole infatti non potranno mai riuscire a descrivere la bellezza di questo album, entrato di prepotenza nella mia personale classifica di dischi preferiti, e la bravura di questo gruppo, del quale mi sono perdutamente innamorato. Semplicemente fantastico.