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KORN
TAKE A LOOK IN THE MIRROR

A poco più di un anno di distanza dal controverso “Untouchables”, i Korn – ansiosi di “rimediare” al mezzo passo falso (essenzialmente in termini di vendite) del succitato cd – danno al mondo il nuovo “Take a look in the mirror”; a differenza dei lavori antecedenti, il gruppo di Bakersfield rifiuta la collaborazione di produttori di prestigio e presenta un disco autoprodotto che si discosta dalle sperimentazioni filo-industrial testate a partire da “Issues” ed addirittura ripudia le dispendiose tecniche di registrazione che avevano fornito ad “Untouchables” un sound talmente perfetto da rasentare, a detta di molti, l’asetticità. Tutto lascia presagire un inevitabile (scontato?) ritorno alle origini e la ferocia dispiegata dalla traccia di apertura “Right now”, non può che confermare questa tesi, quando le corde metalliche di Fieldy aggrediscono i timpani e Jonathan trova ancora nel pozzo di rabbia e odio contenuto nel suo cuore l’ispirazione per i suoi caustici testi… La strofa soft di “Break some off” è un fuoco di paglia spazzato via da un ritornello di limpida inclinazione metal; il constatato ritorno alle basi di un suono hard & heavy senza fronzoli, non preclude al quintetto la scrittura di pezzi ripieni di pathos come “Counting on me”. “Here it comes again” replica la struttura dualistica di “Break some off”, permettendo a Davis di destreggiarsi tra i due estremi del suo repertorio canoro, mentre il basso dell’invadente Fieldy adombra i colleghi su “Deep inside”, episodio di passaggio verso i lidi di “Did my time”, singolo anticipatore nonché tema del secondo lungometraggio dedicato all’eroina virtuale Lara Croft. “Everything I’ve known” rispolvera magnificamente il profilo visceralmente epico che caratterizza diversi classici korniani e si segnala tra i momenti clou dell’opera; con la seguente “Play me” la band californiana, contando sulla collaborazione del sapiente rapper Nas, rinverdisce i fasti rap-metal dell’incensato “Follow the leader”. Si prosegue con “Alive”, rivisitazione di un antico demo, additabile forse come mero “riempitivo”: la qualità del pezzo, però, è assolutamente insindacabile e contribuisce a dovere all’operazione di back to the basics. Il gradito ritorno delle cornamuse introduce “Let’s do this now”, ennesimo cocktail al vetriolo sorretto dal simbiotico rifferama di Munky & Head (pardon, James The Gorilla & Sir Headly!), laddove “I’m done”, che si inserisce nel filone epico di cui sopra (così come la conclusiva “When will this end”), si avvale del programming di Polarbear (DJ di Marz, artista protégé di Jonathan Davis). La struttura lontanamente hip-hop di “Y’all want a single” (nuovo singolo “a furor di popolo”…) è condita da una malcelata vena di ironia musicale alla Primus (in percentuale comunque bassa: per il resto affiora e spadroneggia l’astio infinito dei versi di Jonathan Davis…) ; completano l’abbuffata la bonus-ghost-track – una personalissima cover dal vivo di “One” dei Metallica – ed un booklet tutto da sfogliare arricchito da chicche fotografiche personalmente commentate dai membri del gruppo.
I Korn si guardano allo specchio e quel che vedono è una band in piena salute, autrice di un lavoro all’altezza della sua fama, non manifestamente superiore all’incompreso “Untouchables”, ma forse più “album”, più coeso ed unitario e per questo probabilmente più apprezzabile… sesta tappa dell’inseguimento agli inossidabili ed inavvicinabili leader del movimento nu-metal.

Silvio52
Voto: 7
TRACKLIST:

01. Right Now
02. Break Some Off
03. Counting On Me
04. Here It Comes Again
05. Deep Inside
06. Did My Time
07. Everything I've Known
08. Play Me (featuring Nas)
09. Alive
10. Let's Do This Now
11. I'm Done
12. Ya'll Want A Single
13. When Will This End
14. One - Live cover dei Metallica (Bonus track)