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DILLINGER ESCAPE PLAN w/ MIKE PATTON
IRONY IS A DEAD SCENE
L’incontro tra il genio e la pazzia dei reucci della new school dell’hardcore, i Dillinger Escape Plan e tra le guest vocals della leggenda vivente, anima dei fu Faith No More ed ora fulcro di molteplici e sfaccettati progetti, Mike Patton, frutta un e.p. che consta di quattro canzoni per 18 esplosivi minuti di rara intensità e che si rivolge a palati fini ma decisamente forti… L’attacco iniziale già non lascia scampo: il tipico approccio musicale di casa DEP ci assale con le sue velocissime chitarre e una batteria inarrestabile con l’ospite d’onore Mike Patton che ci scorta per le “Hollywood squares” dapprincipio sbraitando senza controllo, poi decantando il dissennato testo predisposto per questa prima traccia (si duella tra l’altro a morra cinese a colpi di “paper, scissors, rock”), spingendoci su e giù su questa altalena in cui trovano posto crepitanti campionamenti e inserti dalle sfumature jazz. Con la multicolore “Pig latin”, probabilmente Mike Patton rega la ai DEP la canzone più ascoltabile dell’intera loro potenzialmente poco accessibile discografia: quasi un puzzle rompicapo composto da un ruffiano intro alla Mr. Bungle con percussioni sudamericane (grattugia e maracas), uno pseudo-ritornello infinitamente “catchy” (“chinga!”), un bridge quasi industrial, un inevitabile sfogo hardcore e una sezione che ricorda invece l’horror-metal dei Fantomas; nella claustrofobica “When good dogs do bad things” si nota maggiormente la mano dei Dillinger Escape Plan: nei primi due minuti il ritmo è feroce e in parte insostenibile, lo screaming di Mike Patton è pressoché ininterrotto, eccezion fatta per l’inserimento dell’inquietante mantra “mommy mommy mommy”, si passa poi ad una contrastante sezione centrale dall’ipnotico e lentissimo andamento quasi new age, un intervallo che sfocia in un riff di scuola tooliana e in un travolgente finale in cui è messa in mostra tutta l’irraggiungibile padronanza e maestria vocale di Mr. Patton nel destreggiars i tra urla e passaggi quasi pop. La conclusiva “Come to daddy” è una cover del semi-dio dell’ambient, Richard D. James alias Aphex Twin; se l’originale trasudava malvagità (aiutata anche da un video spaventevole) questa versione regge ampiamente il confronto: Mike non ha difficoltà a prodursi in stridii e grida (e scratching vocali!) e il sound techno convertito in metal in generale conserva se non amplia il clima malato di riferimento. Se non temete di scottarvi buttatevi a capofitto su questo gustosissimo team-up…
Silvio52
Voto: 7,5
TRACKLIST:

1. Hollywood squares
2. Pig latin
3. When good dogs do bad things
4. Come to daddy