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AMERICAN HEAD CHARGE
THE FEEDING

Nel 2001 si affacciarono prepotentemente nel nostro panorama musicale con il prosperoso "The War Of Art", un disco che addirittura valse loro paragoni eccellenti con pigmalioni del calibro di Slipknot, Mudvayne e Mushroomhead. Ma dopo il 2001 il buio: stesso iter comune a molte band, ovvero cambi di formazione continui, divorzio dalla American Recordings e successivi sbattimenti in cerca di un nuovo contratto discografico e tanta, tanta rabbia accumulata nelle proprie viscere da riversare interamente in un nuovo album, perchè prima o poi un nuovo album sarebbe arrivato. Ed eccoci qui, febbraio 2005: album "The Feeding", casa discografica Nitrus Records, un clown in copertina affiancato da una modesta scritta "American Head Charge", 11 canzoni per 41 minuti di passione.
"Loyalty" apre ottimamente il disco alternando potenti riff a momenti meno intensi, seguendo questa struttura dall'inizio alla fine; "Pledge Allegiance" potrebbe benissimo stare nei primi dischi di Marilyn Manson; "Dirty" limita al minimo indispensabile la violenza canora preferendo prettamente un cantato veloce e pulito; "Ridicule" è diversa dal resto, dopo un minuto di lenta agonìa parte un cantato ossessionante, ossessionato ed ossessivo che caratterizza il brano nella sua interezza; "Take What I've Taken" è ancor più compulsiva della precedente, con la differenza di un uso smodato di urla ridondanti nel ritornello e melodia ridotta alla sufficienza; stesso concetto vocale per "Leave Me Alone", accompagnata però da chitarre più veloci e ritmate; "Walk Away" ha un ritornello melodioso e solare contorniato da atmosfere ricalcanti il mansoniano concetto intriso, come detto in precedenza, in "Pledge Allegiance"; "Erratic" è la lineare continuazione di "Loyalty"; "Fiend" è una perfetta via di mezzo tra l'ossessionante "Ridicule" e la paranoica "Take What I've Taken"; "Cowards" è il picco del disco, la canzone più forte, più metallosa, più spinta, senza tregua nè complessi mentali, feroce dal primo all'ultimo decimo di secondo, ideale emblema del concetto di rabbioso accumulo di cui sopra; "To Be Me" invece è l'esatto opposto, classica tranquilla canzone di chiusura senza disdegnare qualche ultima escursione in sentieri più violenti.
Un bel disco, anche stavolta gli Head Charge non deludono assolutamente proponendo un variegato mix di sonorità concettualmente differenti da "The War Of Art" ma altrettanto solide e cariche di buone promesse e premesse, senza comunque dimenticare il proprio istinto e le proprie radici.

Tempo
Voto: 8
TRACKLIST:

01. Loyalty
02. Pledge Allegiance
03. Dirty
04. Ridicule
05. Take What I've Taken
06. Leave Me Alone
07. Walk Away
08. Erratic
09. Fiend
10. Cowards
11. To Be Me