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PAIN
DANCING WITH THE DEAD
L'elettronica si sposa con il metal in un felice matrimonio vichingo contorniato dalle gotiche atmosfere dei freddi ed affascinanti paesaggi scandinavi: questa l'immaginaria scenografia che fa da sfondo alla nuova fatica della band capitanata da Peter Tägtgren, fluente musicista nonchè produttore di nazionalità svedese sempre alla ricerca dell'ecletticità musicale; e così "Dancing With The Dead" si presenta al pubblico supportato da mille cromosomi di diversa provenienza. C'è il metal, c'è l'elettronica, c'è la melodìa, c'è l'industrial, c'è il nu-metal, c'è il pop; il tutto mescolato con capacità artistiche di altissimo livello come solo in pochi sanno fare. Si aggiunga poi che nella realizzazione di questo disco il magistrale Peter, lasciando da parte i meno apprezzabili (per me) Hypocrisy, ha fatto tutto da solo, ha suonato tutti gli strumenti, ha scritto tutte le canzoni, ha registrato il tutto presso l'Abyss Studio di sua proprietà; un nordico Mike Patton metallaro in fin dei conti. Chi fa da sè fa per tre. In questo caso anche per quattro.
Regolando lo sgorgante rubinetto creativo il nordico sacripante incastona una dopo l'altra perle di rara bellezza abbacinando persino le menti degli scettici più testardi, strizzando l'occhiolino qua e là e plasmando un sound avvolgente ed impressionante nella sua completezza, al contempo oscuro e paranoico. Abbarbicato al confine tra molteplici interpretazioni sonore, il poliedrico svedese estrinseca diverse ispirazioni, dagli 'intoccabili' Korn più sperimentali alla promiscuità dei Rammstein non dimenticando affettuose carezze alle proprie radici chiaramente più metallare, manifestando inoltre un animo tenebroso ma voglioso di melodìa, lottando con i propri dèmoni e cercando di ricacciarli nell'immaginario vaso di Pandora presente in ogni mente umana.
Canzoni del calibro di "Don't count me out", "Same old song", "Not Afraid to Die", "Nothing" e "Bye/Die, quest'ultima probabilmente la canzone più intrisa di intenzioni commerciali, sono a mio giudizio dei veri e propri 'must' in cui viene perfettamente riflessa la nitida immagine degli odierni Pain, un autoritratto racchiudente il vero DNA e la spiccata vocazione dell'eclettico Tägtgren, un uomo che nemmeno la morte stessa è riuscito a fermare. Anzi, parafrasando il titolo del disco, per ora la morte è riuscita solo a farsi invitare ad un ballo dal caro Tägtgren.
Tempo
Voto: 7,5
TRACKLIST:

01. Don't count me out
02. Same old song
03. Nothing
04. The tables have turned
05. Not afraid to die
06. Dancing with the dead
07. Tear it up
08. Bye/Die
09. My mysery
10. A good day to die
11. Stay away
12. The third wave