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GIZMACHI
THE IMBUING
Spesso e volentieri basta semplicemente il nome di un famoso produttore e/o collaboratore per catalizzare l'attenzione verso band altrimenti sconosciute; la storia più recente del panorama musicale da noi preferito è piena di esempi e, non ultima, ecco giungere l'ennesima conferma di questa moda ormai imperante: i Gizmachi infatti sono la prima produzione firmata Shawn Crahan, meglio conosciuto come il Clown #6 degli Slipknot, e mediaticamente pushati dalla sua label Big Orange Clown Records.
Il quintetto made in New York City - formato dal lead vocalist Sean Kane, dal chitarrista Jason Hannon, Mike Laurino nel ruolo di secondo chitarrista/backing vocalist, Kris Gilmore al basso e Jimmie Hatcher alla batteria - si allinea alle ultime tendenze che vedono nuove band snobbare l'ormai esaurito serbatoio di ispirazione nu-metal per virare verso un crossover più brutalizzato nelle sonorità e nelle varie miscele di stili, cercando di assorbire gli elementi principali delle più recenti esplosioni sonore, dal metalcore con forti aperture melodiche ad accelerazioni più hardcore condite di riff palesemente derivanti da ambienti thrash/death, a tratti estremizzandosi fino al prog e al black metal più oscuro. "The Imbuing" è tutto questo, senza però dimenticare una chiara caratterizzazione commerciale.
Sean Kane è un performer eclettico e lo dimostra eseguendo buone parti sia di screaming che di growling, contrapponendo inoltre quel cantato pulito tanto ricercato ultimamente; il resto della band esegue il proprio lavoro senza strafare eccessivamente, dimostrando buone capacità senza comunque cercare quell'impatto folgorante tale da potersi distinguere dal resto della massa. La presenza di sole otto canzoni non ha come diretta conseguenza l'esigua durata del disco: trattasi infatti di brani con una durata media tra i cinque e i sei minuti, fermando così il cronometro sui 46 minuti totali (secondo più secondo meno), quindi complessivamente superiore ad altri album con maggior numero di tracce presenti ma altresì inutili ad aumentare l'effettivo minutaggio totale, se non ricorrendo a squallidi intermezzi dei quali i Gizmachi fanno volentieri a meno.
L'apertura è affidata a "The Answer" (canzone tra l'altro liberamente scaricabile dal sito ufficiale www.gizmachi.net), traccia di stampo prettamente hardcore con oscillazioni melodiche riecheggianti soprattutto nei ritornelli, dominati da backing vocals marcatamente puliti, continui cambi di tempo e assoli prolungati; segue "Wandering Eyes" (anch'essa liberamente scaricabile dal sito ufficiale) il cui stridulo background iniziale lascia ben presto spazio a riff solidi ed aperture stilistiche vagamente esternanti influenze di derivazione Meshuggah, raffinate ulteriormente con un tocco di eleganza in più. "Bloodwine" è un'altra buona canzone la cui tendenza all'odierno metalcore è alquanto palese: riff duri e grezzi sfocianti in un esplosivo ritornello pulito appoggiato ad un songwriting odorante di nu-metal old style; la seguente "Burn" mischia tra loro elementi riconducibili a Korn, Mudvayne e ritornelli rimembranti lo stile tipico dei 36 Crazyfists, il tutto appesantito da ridondanze legittimamente associabili ai "vecchi" Sepultura (quelli cioè con Max Cavalera). "Romantic Devastation" ripropone gli stessi elementi e caratteristiche delle tracce antecedenti, mentre un netto cambio di direzione è rappresentato da "Wearing Skin", ossìa la canzone più aggressiva ed imponente dell'intero album: riff pesanti e parti vocali esclusivamente oscillanti tra screaming e growling, limitando al minimo l'apertura melodica proposta in precedenza e relegandola ad un ruolo estremamente marginale, una ricetta che trova la sua continuazione lineare nella successiva "People Show", anch'essa caratterizzata da un martellante assalto sonoro in cui non vi è spazio per soste di alcun genere; chiude "Voice of Sanity", ovvero un lungo riassunto di otto minuti nei quali la band infila tutte insieme le varie contaminazioni presenti in tutto il disco, un conglomerato di differenti stili che va rinforzare ulteriormente il brutalizzato concetto di "crossover" (inteso come commistione di vari elementi) assiduamente ricercato da componenti e produttore nei tre quarti d'ora di durata complessiva.
Una prima prova decisamente positiva sia per il gruppo stesso sia per Shawn Crahan nelle vesti di produttore: il progetto è indubbiamente interessante ed ha sicuramente le carte in regola per non essere una semplice meteora, avendo oltretutto la possibilità di migliorarsi e di farsi conoscere anche grazie al risalto mediatico derivante dalla vicinanza artistica del fenomeno Slipknot, con i quali i Gizmachi non condividono solamente il signor Crahan #6 ma anche l'ulteriore possibilità di una promiscua dimensione live con tour di supporto appunto ai famosissimi mascherati di Des Moines.
Tempo
Voto: 6,5
TRACKLIST:

1. The Answer
2. Wandering Eyes
3. Bloodwine
4. Burn
5. Romantic Devastation
6. Wearing Skin
7. People Show
8. Voice of Sanity