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AVENGED SEVENFOLD
CITY OF EVIL
Mah. Dubbio e perplessità. Questa la mia immediata reazione al primo ascolto di "City Of Evil", nuovo atteso lavoro firmato Avenged Sevenfold e la curiosità da parte di molti era veramente alta: tra il passaggio alla major Warner ed i problemi di salute che hanno afflitto il cantante Shadows non si sapeva bene cosa aspettarsi. Ma all'uscita del primo singolo "Bat Country" molto è stato chiarito.
Dimenticatevi "Sounding The Seventh Trumpet", dimenticate assolutamente l'ottimo "Waking The Fallen". Oggi gli A7X sono una band diversa, non ci sono più le parti di screaming, non ci sono più accelerazioni rasenti l'hardcore, non ci sono più riff tendenti al metalcore, non c'è più il martellamento (seppur ovattato) della batteria.
Oggi ci sono gli Iron Maiden che suonano canzoni di Alice Cooper in chiave Motley Crüe con Axl Rose come vocalist che tende l'orecchio ai Bad Religion, naturalmente con l'usuale maniacale attenzione al proprio look da tamarri; questo il succo di "City Of Evil", e come sempre è un'orgia di diverse influenze alla quale il combo californiano ci ha ormai abituati.
Quindi non starò qua a riversare critiche idiote sulla mancanza di screaming eccetera innanzitutto perché non è dalla quantità o meno di screaming, growls et similia che si misura la qualità di un album, ma anche perché dopo lo strepitoso boom di "Waking The Fallen" sarebbe stato facile adagiarsi sugli allori, ma così non è stato: ammirevole è quindi a priori, costrizioni a parte, il fatto che gli Avenged Sevenfold si siano rimessi totalmente in discussione sfornando un disco completamente diverso, reinventandosi come musicisti sia a livello tecnico sia a livello creativo.
Ma sono le canzoni a lasciare perplessi al primo ascolto: certo, il grosso budget a disposizione e le possibilità di lavoro, produzione e registrazione offerte da una major come la Warner hanno permesso ai ragazzi di registrare un ottimo album dal punto di vista tecnico e dei suoni, ma ogni traccia non convince dando sempre la classica impressione del "manca qualcosa" oppure "questo si poteva fare meglio". Capita infatti che ottime strofe vengano vanificate da ritornelli troppo cantilenanti e disuniti, con voce a tratti quasi insopportabilmente naif; oppure cambi di tempo troppo forzati e non accuratamente studiati; oppure ancora semplicemente canzoni che danno troppo l'impressione di essere dei semplici riempitivi. Diciamo così.
Nei circa 73 minuti di durata riescono comunque a distinguersi "Beast And The Harlot", "Bat Country", il lentone "Seize The Day" e "Betrayed", della quale vi consiglio vivamente la lettura del testo basato sulla tragedia di Dimebag Darrell al quale la canzone è dedicata: i Pantera infatti sono tra i gruppi maggiormente amati da tutti i componenti della band ed è quindi giusto sottolineare questa apprezzabilissima dedica ad un grande che non c'è più.
Alcuni hanno già gridato al capolavoro, altri lo hanno bocciato senza possibilità di appello: sicuramente ci sono cose buone e cose meno buone come capita nella stragrande maggioranza degli album, ma in questo caso più che in altri è d'obbligo segnalare che il coinvolgimento cresce proporzionalmente al numero di ascolti.
Tempo
Voto: 6,5
TRACKLIST:

1. Beast and the harlot
2. Burn it down
3. Blinded in chains
4. Bat country
5. Trashed and scattered
6. Seize the day
7. Sidewinder
8. Wicked end
9. Strength of the world
10. Betrayed
11. M.I.A.