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TRAPT
SOMEONE IN CONTROL
Nel periodo a cavallo tra fine 2002 ed inizio 2003 sbancarono a sorpresa le chart americane vendendo milioni di copie del loro debutto self-titled (maggio 2002) percorrendo la strada spianata dal singolo schiacciasassi “Headstrong”; certo, musica completamente priva di originalità ed impregnato fino al midollo di derivativa creatività, appartenente a quella divisione rock/nu-metal più semplice basata sul mix canoro tra rap e melodia, molto (ma molto) simile allo stile dei Papa Roach. Nonostante questi deterrenti i Trapt riuscirono lo stesso a realizzare un prodotto qualitativamente ineccepibile colmo di canzoni a mio avviso godibilissime, un album che a suo tempo mi colpì molto come dimostrato dalla mia precedente recensione.
Oggi i Trapt si ripresentano con il nuovo album “Someone In Control” e non compiono alcun passo in avanti né indietro: la formula è più o meno quella presentata al debutto, accentuando minimamente la cadenza melodica accompagnata però da chitarre più distorte e ruvide, cercando di ricreare una equilibrata alchimia come già sperimentato con successo in passato.
Se questo disco fosse uscito tre o quattro anni fa avremmo probabilmente parlato di un esordio col botto, così come avvenuto con il self-titled di debutto; il lead-single “Stand Up”, “Disconnected”, “Skin Deep” e “Influence” ad esempio riprendono lo stesso incedere comune ad “Headstrong” e “Still Frame” (disco precedente, nda), ma in sé “Someone In Control” nella sua interezza si assesta su livelli decisamente minori, pagando pegno ad una totale mancanza di evoluzione ed innovazione, presentando un prodotto quasi anacronistico soprattutto se confrontato all’attuale trend commerciale.
Molti di quei gruppi nati (o cresciuti)  sotto la stella del nu-metal al pari dei Trapt (Trust Company, Adema, Breaking Benjamin, Blindside solo per fare alcuni esempi) hanno ultimamente optato per indirizzi molto più rock-melodici, svolta spesso rivelatasi una totale caduta di stile rendendo fallimentare il turn osato: i Trapt invece rimangono fermi sulle proprie posizioni risultando mai come oggi una spudorata copia dei Papa Roach, il cui ultimo (ottimo) “Getting Away With Murder” influenza in maniera esplicita e parecchio evidente quest’ultima creazione dei loro discepoli più prossimi e fedeli; ciò non toglie comunque che la qualità oggettiva delle canzoni in tracklist sia discreta soprattutto dopo un attento ascolto e se fossimo nel 2002 e questo fosse un debut-album parleremmo nuovamente di promettenti matricole, ma siccome le condizioni temporali richieste non vengono soddisfatte non resta altro da fare che sommare tutti i pro ed i contro di questo disco per ottenere come risultato finale una stiracchiata sufficienza. Senza infamia né lode.
Tempo
Voto: 6-
TRACKLIST:

1. Disconnected (Out of Touch)
2. Waiting
3. Victim
4. Stand Up
5. Lost Realist
6. Skin Deep
7. Influence
8. Repeat Offender
9. Bleed Like Me
10. Use Me to Use You 
11. Product of My Own Design