Lo so, ve lo state chiedendo tutti: “Come mai su Groovebox vengono recensiti i Silverstein? Non fanno mica emo?”. La domanda è legittima, nulla in contrario.
Non temete non stiamo cercando (spero) di spingerci al di là di quella che è la nostra “linea editoriale”, né ci stiamo vendendo alla diabolica moda del momento (al contrario di ciò che qualcuno potrebbe pensare "dall’alto" del proprio puritanesimo); semplicemente riteniamo che ogni tanto sia bello e giusto diversificare le proposte cercando di rendere omaggio a meritevoli artisti appartenenti a generi in ogni caso non troppo lontani dal nostro, facendo viaggiare la mente (e le orecchie) verso panorami non propriamente appartenenti alle tradizionali radici dalle quali Groove Box (inteso come programma radiofonico) nacque tanti anni or sono. Lo abbiamo fatto con Electric Six, Bloodhound Gang, Fantômas, Open Hand, Team Sleep ed altri, lo rifacciamo stavolta con i Silverstein. E, premetto subito, questa sarà una recensione scritta da un profano.
Probabilmente annoverabili tra gli attuali massimi espositori della frangettosa (talvolta insopportabile) mutazione emo/screamo esplosa negli ultimi anni, il nome di questo quintetto proveniente dall’Ontario (derivante dallo scrittore per ragazzi Shel Silverstein, al quale la band ha cercato di rendere omaggio) si posò prepotentemente sulla bocca dei più già un paio di anni fa in occasione dell’esordio ufficiale su Victory Records “When Broken Is Easily Fixed” (più di 200.000 copie vendute); questo nuovo “Discovering The Waterfront” viaggia praticamente nella stessa direzione, migliorando però vistosamente in termini di feeling, trasmettendo passione ed emozioni come mai in passato sfruttando appieno il miglior lavoro in termini di produzione, grazie anche alla grossa fiducia riposta in loro dalla propria scuderia, la quale ha messo a disposizione tutti i mezzi (più che altro monetari) solitamente riservati ai cavalli di razza.
Tutti gli stereotipi emo/screamo manifestano la propria presenza in questo lavoro, mischiando ruffiane melodie sopraffine ad ineccepibili parti urlate, intersecando i vocalizzi tramite riff ibridi, pasturando metalcore, punk-rock, metal, hardcore, modern rock; come l’hardcore e l’ultimo metalcore, anche questo genere risulta alquanto chiuso in sé stesso fornendo un ristretto numero di elementi utilizzabili e provocando così inevitabili ripetizioni e ridondanze, in alcune parti affogando quasi nella scontatezza più immediata: la forza dei Silverstein e di questo album, a differenza di molti colleghi,  è comunque quella di riuscire a mantenersi su livelli assolutamente accettabili ed apprezzabili dall’inizio alla fine pur rimanendo ancorati ad una . Personalmente credo di non essere mai riuscito ad ascoltare più di 15 minuti continuativi di queste sonorità, e questo potrebbe fare maggior luce sulle motivazioni che mi hanno spinto a realizzare questa recensione. La classica eccezione che conferma una solida regola personale.
Il primo trittico di canzoni, composto da “My Sword Versus Your Dagger”,  “Smile In Your Sleep” e “Ides Of March” (la mia preferita), costituisce a mio avviso il top del disco dettando le linee guida che saranno poi seguite da tutte le altre creazioni, salvo rallentamenti nella title-track “Discovering The Waterfront” e in “My Heroine”, compensati da alcuni refrain di puro punk-rock presenti soprattutto nella seconda metà dell’album.
Altri sono venuti prima di loro, altri ancora verranno in futuro, chi farà meglio e chi lo ha già fatto, chi farà peggio e chi lo ha già fatto; ciò che conta è che “Discovering The Waterfront” è un ottimo disco giovane, energico ma al contempo solido e maturo, anche se al di fuori di quello che per comodità preferisco chiamare “il mondo GrooveBox”. Open minds will dominate.