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SYSTEM OF A DOWN
HYPNOTIZE
I maliardi System Of A Down ne sanno una più del diavolo ed intraprendono le più disparate strade pur di “irretire” le menti del popolo rock con il loro sound penetrante ed acuminato: sperimentata con discreto successo l’occulta tecnica del mesmerismo è ora la volta della maggiormente conosciuta ma ugualmente imperscrutabile scienza dell’ipnosi… Non c’è “Mezmerize” senza “Hypnotize”: dopo qualche mese di purgatorio si materializza anche la seconda parte del doppio album dell’anno, un’opera duplice ma sostanzialmente unitaria – concettualmente quanto musicalmente –, una creatura dotata di due teste indipendenti che spartiscono però il medesimo, massiccio e proteiforme, corpo.
Le similarità con il disco sosia uscito lo scorso maggio non possono che essere quindi numerose e facilmente identificabili: sia a livello di grafica e di artwork (le due confezioni possono essere unite completando un’illustrazione centrale ed assemblate a formare una sorta di cofanetto) che di credits (Rick Rubin produce, Andy Wallace mixa, Daron Malakian lascia un po’ di spazio in più ai suoi compagni – Serj Tankian è qui impegnato maggiormente nella redazione dei testi, la firma di Shavo Odadjian torna a farsi presente su un paio di titoli – ma sostanzialmente continua a dirigere l’orchestra quasi da solo), che per quanto concerne le composizioni sonore (i due album sono “figli della stessa madre”, essendo sono stati concepiti e registrati simultaneamente).
Gli amanti delle emozioni forti, del movimento e del frastuono metal sono presto accontentati: la belligerante “Attack” allestisce una partenza alla maniera degli Slayer (altra band, non a caso, patrocinata dal guru Rick Rubin) a cui si accoda puntualmente l’eccellente e calibratissima “Dreaming”, ampiamente cantabile, malgrado una strofa indiavolata e caotica. Una delle caratteristiche che scatenano maggiormente la passione per i System Of A Down è senza dubbio quella nota di “follia” capace di insinuarsi tra le pieghe della loro musica: nonostante il testo nonsense della “misterbungoliana” e semi-funkeggiante “Vicinity of obscenity”, il bizzarro surf-thrash di “Stealing society” ed i cambi di tempo della barbugliante (“Beat ‘em beat ‘em beat ‘em…”, “Eat ‘em eat ‘em eat ‘em…”) “U-Fig”, siffatto fattore di stravaganza non appare cucito sufficientemente in profondità ed in modo eclatante nel tessuto di “Hypnotize”. La band armeno-americana dà il meglio di sè in ambito differente, dimostrandosi superba interprete di brani di immensa intensità e pathos: il singolo che dà il nome all’album e che butta l’occhio ai Jane’s Addiction, la drammatica “Holy mountains” e la versione un po’ “beat” seventies di “Soldier side” (già pregustata come intro di “Mezmerize”) danno il dovuto rilievo alla splendida voce lirica di Tankian, troppo spesso messa in disparte da quella meno suadente dell’invadende Malakian (vedere “Lonely day”, semi-ballata blues-rock che fa il paio con “Lost in Hollywood” oppure la pigolante e sgraziata “She’s like heroin”). Mancano poi all’appello “Kill rock ‘n roll” e “Tentative”, due brani che seguono fedelmente il prevedibile diktat di matrice nu-metal della strofa tirata e/o aggressiva alternata ad un ritornello melodico e che appaiono indicative della diminuita capacità dei S.O.A.D. di stupire l’ascoltatore.
Soprassedendo sul costo totale dell’operazione (che intacca doppiamente il portafoglio dell’“ipnotizzato” e suggestionabile acquirente) e sulla durata complessiva del doppio lavoro (meno di 80 minuti), “Hypnotize” si dimostra in definitiva più disciplinato e coeso rispetto a “Mezmerize”, e dunque meno sorprendente, sregolato e con picchi meno alti… il pendolo oscilla, le palpebre si fanno pesanti, lo stato di trance è presto indotto… la decisione circa il momento del risveglio è tutta nelle mani dei negromanti System Of A Down.
Silvio52
Voto: 7
TRACKLIST:

1. Attack
2. Dreaming
3. Kill Rock ‘N Roll
4. Hypnotize
5. Stealing Society
6. Tentative
7. U-Fig
8. Holy Mountains
9. Vicinity Of Obscenity
10. She’s Like Heroin
11. Lonely Day
12. Soldier Side