Extrema. Un marchio impresso a caratteri cubitali nella fierezza dell’ancestrale metal ‘made in Italy’, la punta di diamante di un orgoglio nostrano che brilla da ormai più di quindici anni nel panorama di casa nostra; non UNA metal band italiana, bensì LA metal band italiana.
GL Perotti e soci possono infatti vantare uno dopo l’altro concerti tenuti assieme ai più grandi nomi della scena mondiale: Slayer, Testament, Metallica e Korn su tutti. Il tutto grazie a devastanti performance che li hanno portati a presenziare i più importanti festival italiani, tra i quali il Gods Of Metal, il Flippaut, l’Heineken Jammin Festival e Summer Day in Hell.
Bando alle ciance, la compagine milanese si ripresenta al pubblico con una batteria nuova di zecca: lo storico Cristiano Dallapellegrina ha lasciato i compagni di una vita (rimanendo comunque in buoni rapporti) e, dopo varie ricerche, è stato dato il benvenuto al neo-acquisto Paolo Crimi il quale, come leggenda narra, è stato consigliato direttamente da uno che di batteria se ne intende eccome: il signor Mattia De Paola, alias Pinna, incredibile ed allucinante percussionista rockabilly degli schizofrenici Hormonauts. Paolo prontamente contattato, provino eseguito, esito altamente positivo. Welcome in our band.
Ed ecco quindi che i nostri eroi nazionali tornano ad infuocare la scena tricolore con “Set The World On Fire”, una incendiaria dichiarazione di intenti che riflette perfettamente le tematiche affrontate in tutto l’album nella sua interezza, paragonabile ad un enorme punto interrogativo il cui scopo è prettamente quello di chiedersi perchè questo mondo viaggia sempre più velocemente verso la propria auto-distruzione; nessuna volontà di sparare critiche dall’alto di una inopinabile onniscienza divina, bensì la costruttiva voglia di invitarci a riflettere sui temi caldi della moderna civiltà.
Dal punto di vista squisitamente musicale invece si registra la palese intenzione di tornare all’atavica aggressione degli albori, tralasciando di fatto molte delle sperimentazioni più modernizzate (che a me comunque non dispiacevano affatto, “Better Mad Than Dead” lo ritengo un gran disco) per parlare nuovamente di potenza thrash dura, pura, genuina, onesta: l’occhiolino ad altre tendenze viene ancora strizzato – cromosomi ‘nu’ permangono ancora e, sinceramente, sarebbe un peccato il contrario - senza però mai eccedere nell’esasperazione di elementi che chiaramente non appartengono al feedback della band.
Il fottuto massacro collettivo trova ancora una volta, forse mai come oggi, fondamenta solide nelle 13 tracce (intro esclusa) che minano una dopo l’altra i padiglioni auricolari del pubblico all’ascolto, esplodendo una carica emotiva coinvolgente, rabbiosa, mai inutile o superficiale, incastrando opportunamente tutti i tasselli di un mosaico ben studiato, ben costruito e conseguentemente ben realizzato.
“The Will To Live” è indubbiamente il pezzo che più adoro, ben accompagnato da altrettante encomiabili creazioni tra le quali mi sento di citare particolarmente “New World Disorder”, “Second Coming”, “Nature”, “Stupid White Man” e la title-track “Set The World On Fire” la quale, permettetemelo, ha un evidente retrogusto marcato Zack De La Rocha; sfolgorante inoltre la pregevole cover di “Ace Of Spades” dei leggendari Motorhead, mentre l’acustica “Free Again” – una southern-ballad al sapore di grunge - e la strumentale “Carol” donano al disco un pizzico di quiete sin qui praticamente assente.
Fedeli alla linea, fedeli alla caratteristica catch-phrase, gli Extrema hanno dimostrato ancora una volta cosa significa essere i più fieri e potenti portabandiera dell’orgoglio ‘made in Italy’: l’invito al massacro collettivo non può e non deve cadere nel vuoto. Viva l’Italia.