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P.O.D.
TESTIFY
La confessione è d’obbligo: i P.O.D. non mi sono mai piaciuti granchè. Forse uno dei pochi gruppi puramente nu-metal a non avermi mai minimamente esaltato, a parte - come si dice in questi casi – ‘qualche canzone’. Lo dissi già in precedenza, trovo doveroso ribadirlo in questa sede.
Ma pure gli Ill Nino non sono mai entrati nelle mie preferenze, eppure questi ultimi con il loro recente album “One Nation Underground” mi hanno colpito favorevolmente ed inaspettatamente, facendomi cambiare opinione su di loro; per questo motivo ho deciso di concedere anche ai P.O.D. tutte le attenuanti tralasciando i pregiudizi del caso e sgomberando la mente da qualsiasi tipo di prevenzione mettendomi una mano sulla coscienza e una sul portafogli. D’altra parte si dice che solo gli idioti non cambiano mai idea.
Incuriosito inoltre da alcune (deliranti?) opinioni secondo le quali la band di San Diego fosse tornata al nu-metal grezzo degli esordi ho deciso di procurarmi ed ascoltare questo nuovo lavoro “Testify”: in fondo dopo così tanto metalcore et similia, un ritorno alle radici prettamente nu-metal fa sempre più che bene.
Sonny e compagni sono chiamati a riscattarsi dopo lo scialbo self-titled pubblicato tre anni or sono, ma per farlo hanno iniziato con il piede sbagliato: “Goodbye For Now”, primo singolo estratto, è infatti una canzone mediocre e non certamente in grado di richiamare l’attenzione sul nuovo lavoro ed invogliare i potenziali acquirenti a rompere il proprio salvadanaio.
Ma per fortuna “Testify” al suo interno contiene qualche brano migliore e, con mia sorpresa, riesce persino a piazzare una manciata di pezzi veramente degni di nota; peccato che il corollario non si mantenga allo stesso livello, dissolvendosi in alcuni episodi veramente fastidiosi e musicalmente orribili.
Sostanzialmente il disco si potrebbe posizionare su tre differenti livelli di valutazione: livello buono, dove inserire gli episodi meglio riusciti quali “Mistakes & Glories” (nettamente la miglior traccia), “Lights Out” e “Say Hello”; livello sufficiente, dove inserire le canzoni riuscite più o meno a metà, tra cui “Teachers” (sebbene questa non sarebbe totalmente fuoriluogo anche nel livello superiore), “Sounds Like War”, “Mark My Words!” e “Roots In Stereo”; infine il livello scarso, nel quale rientrano a pieno titolo le canzoni non citate sinora, tra cui soprattutto le scadenti “On The Grind” – caratterizzata da una tediosa monotonia hip-hop realizzata in collaborazione con Boo-Yaa T.R.I.B.E. (altro che “Another Body Murdered” con i Faith No More) - e la noiosissima lagna reggae “Strength Of My Life”.
Sicuramente un passo avanti rispetto al precedente “Payable On Death” ma il problema dei P.O.D. è e rimane essenzialmente uno: scrivono canzoni che potrebbero esser create da mille altre band, con la fortuna però di poter contare su un push mediatico invidiabile ed infinitamente maggiore, che li ha portati ai livelli di notorietà di cui godono oggi; lungi da me permettermi di affermare che tutto ciò è immeritato, ma è fuori di dubbio che questa band californiana ha finora raccolto più di quanto abbia accuratamente seminato.
Tempo
Voto: 5,5
TRACKLIST:

1. Roots In Stereo
2. Lights Out
3. If You Could See Me Now
4. Goodbye For Now
5. Sounds Like War
6. On The Grind
7. This Time
8. Mistakes & Glories
9. Let You Down
10. Teachers
11. Strength Of My Life
12. Say Hello
13. Mark My Words!