Questa primavera… il sangue colorerà di rosso i vostri cd, i morti risorgeranno dalle cripte di registrazione, le groupies grideranno terrorizzate… quando farà il proprio teatrale ritorno il Fantasma dell’Opera dallo Spazio Profondo, la Superbestia, la Rock-star d’Oltretomba, il terrificante essere chiamato… Rob Zombie!
È questo il trailer del nuovo album di Robert Cummings, in arte Rob Zombie: prossimamente sui vostri stereo, “Educated horse”, terzo numero delle avventure soliste dell’ex leader dei White Zombie, il quale alterna gli appuntamenti musicali agli impegni cinematografici dall’uscita (nel 2003) del suo primo film “La casa dei 1000 corpi”, il cui sequel, intitolato “The devil’s reject”, è approdato nella sale americane la scorsa estate (mentre è ancora inedito in Italia). La mostruosa band del Dottor Zombiestein ha cambiato nel frattempo un paio di arti: il chitarrista Riggs ed il drummer John Tempesta (che gestiscono ora il “franchising” zombesco Scum Of The Earth) sono stati rimpiazzati dal famigerato John Five (al secolo John Lowery, ha servito a lungo la causa del reverendo Marilyn Manson) e da Tommy Clufetos (in precedenza nell’orbita di un altro dannato del rock, Alice Cooper); contribuiscono al sabba l’aficionado bassista Blasko e due batteristi ospiti – l’amico Tommy Lee e lo stakanovista Josh Freese –, mentre rimane immutato il produttore storico, Scott Humphrey.
Il copione sembrerebbe discostarsi in parte dalle produzioni precedenti, apparendo meno electro-industrial e più “dark”… Ciak, si gira! Lenta ed angosciosa carrellata sul teatro di un sanguinoso delitto (l’intro “Sawdust in the blood”, pianoforte e tamburi), che spiana la strada all’ingresso dei primi due personaggi: “American witch”, a dispetto del nome strega poco la platea, mentre la star (primo singolo) “Foxy Foxy”, suona particolare e intrigantemente pop. Doppio flashback con “17 year locust” (canzone psichedelica ed orientaleggiante che si incunea tra Black Sabbath e Led Zeppelin) e “The scorpion sleeps” (un rock’n’roll di vecchio stampo, un confetto alla Rolling Stripes, ehm, White Stones), prima della pausa pop-corn (ovviamente avvelenati) dell’intervallo strumentale “100 ways”. Riaccomodati sulla poltroncina il secondo tempo inizia nel nome del metal prima, con “Let it all bleed out”, un brano guitar-driven tra Kiss e Rammstein, e del country-western – sorpresa! – poi, con “Death of it all”, che cita in musica il cinema di Sam Peckinpah. “Ride” è la scena madre della pellicola e come tale non fa mancare coinvolgimento, grandeaur e suspance; immaginifica anche “The devil’s rejects”, tema dell’omonima opera seconda del Rob Zombie regista, ballata acustica dedicata al popolo dei freaks, che bissa le atmosfere di frontiera della precedente “Death of it all”. I titoli di coda scorrono sullo sfondo di “The lords of Salem”, un pezzo live nella vena di Marilyn Manson…
I “Cavalli istruiti” protagonisti del terzo disco di Rob Zombie (trattasi di un cortometraggio di 38 minuti…) non sono né brocchi né stalloni purosangue: così come le sue opere visive (film, fumetti, illustrazioni, cartoon) pagano ossequioso dazio a George Romero, Ed Wood, Russ Meyer, alla EC Comics ed ai film horror degli anni ’50, anche la sua musica si dimostra pregna di irrinunciabili riferimenti e rimandi ad idoli pagani quali Alice Cooper, Ozzy Osbourne, Ramones e gli stessi White Zombie; dovendo convivere col rischio che le citazioni vengano scambiate per mancanza di originalità, gli “Educated horses” ed il loro fantino si trovano dunque sempre a rincorrere… è però impossibile biasimare un libertino nostalgico, visionario e sregolato come Rob Zombie.