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10 YEARS
THE AUTUMN EFFECT
Dieci anni. Nel corso di due lustri il volto della musica può subire infinite trasformazioni, in periodi temporali decisamente inferiori sono nate e si sono pressochè spente intere correnti musicali (quali, ad esempio, il grunge ed il nu-metal…), mentre il trascorrere delle stagioni è stato testimone del destino di singole, importanti band: dieci anni fa i Korn si affermavano – con “Life is peachy” – come speranza del metal di tendenza… oggi, dopo vari album e varie vicissitudini, la promessa dei Korn è stata ampiamente mantenuta; dieci anni fa i Red Hot Chili Peppers affrontavano un periodo di relativa crisi… oggi, riguadagnati l’amicizia ed i servigi di John Frusciante, la loro stella brilla più luminosa che mai; dieci anni fa “crossover” era una parola magica utilizzata da prestigiatori come Rage Against The Machine e Faith No More… oggi questi due gruppi non esistono più, ed i musicisti che li componevano hanno intrapreso nuove ed alterne carriere oppure hanno fatto perdere le loro tracce…
10 Years è il nome di un quintetto nativo del Tennessee formato da Jesse Hasek (voce), Ryan Johnson (chitarra), Matt Wantland (chitarra), Lewis Cosby (basso) e Brian Vodinh (batteria); la cronostoria della band ha inizio nel 2002 e vede accadere il primo evento fondamentale nel 2004, quando viene realizzato il disco indipendente intitolato “Killing all that holds you”, grazie al quale verrà loro offerto, l’anno seguente, un contratto dalla Republic, branca della Universal. Il resto è storia recente, a cominciare dalla pubblicazione dell’esordio su major – “The autumn effect”, prodotto da Josh Abraham – fino ad arrivare alla gavetta “on the road” in compagnia di figure di rilievo dell’odierna scena “alternative metal” (un nome su tutti: i sommi Korn), un “tour de force” che li ha recentemente fatti sbarcare anche sull’italico suolo, in quel del Gods Of Metal 2006: i metallari più mattinieri hanno potuto assistere alla loro esibizione che ha inaugurato, all’ora di colazione, la giornata del 4 giugno poi conclusa dai Guns N’Roses.
Lo stile dei 10 Years si rifà primariamente a quello degli A Perfect Circle (sarebbe eccessivo accostarli, sia pur indicativamente, ai Tool) ed incorpora sostanziali elementi sia di grunge che di nu-metal, i due generi rock che – guarda caso – hanno dominato e suggestionato i dieci anni antecedenti alla genesi del giovane ensemble di Knoxville.
“The autumn effect” ha già generato due singoli, “Wasteland” e “Through the iris”, il primo dei quali ha scalato con successo le chart americane; tra le canzoni migliori vanno annoverate anche “Cast it out” e “Prey”, più utili per giudicare il carattere e la personalità della band, rispetto ad episodi troppo derivativi come “Insects”, “Half life”, “Paralyzing kings” o “Empires” (“falsi d’autore” dell’A Perfect Circle sound). Citazione d’obbligo per la prova canora di Jesse Hasek, tesa ed accorata (momenti top: “The recipe” e “Fault line”); appunti conclusivi per l’orchestrata “Seasons to cycles”, per le reminescenze degli Incubus di “Waking up” e per la title-track, allungata da uno strascico strumentale.
I 10 Years guardano al futuro (il loro decennio è appena incominciato) con ottimismo, dall’alto del roseo presente costruito sulle fondamenta del loro “Effetto autunnale”, un lavoro – seppur ancorato agli stilemi e al galateo della “Casata di Maynard” – qualificato da atmosfere attraenti, buone melodie e da testi poetici e ragionati. Dieci anni: scommessa o profezia?
Silvio52
Voto: 6,5
TRACKLIST:

1. Waking Up
2. Fault Line
3. The Recipe
4. Cast It Out
5. Wasteland
6. Seasons To Cycles
7. Half Life
8. Through The Iris
9. Empires
10. Prey
11. Insects
12. Paralyzing Kings
13. The Autumn Effect