Vizio, peccato e trasgressione, sesso, droga e violenza, sinuose femme fatale e duri dal grilletto facile… Questa è la cronaca della lenta e dolorosa discesa all’inferno di un uomo qualunque, un uomo che non ha più nulla da perdere, un uomo che si ritrova invischiato nelle sabbie mobili della perdizione e che decide disperatamente di sguazzarvici, dando libero sfogo ai propri più oscuri e disinibiti desideri… questa è la storia di un uomo che, compiendo adulterio, rinnega il suo passato e i suoi ideali e tradisce sé stesso prima di chiunque altro. “Adultery” non è il nuovo film del principe del pulp Quentin Tarantino. “Adultery” non è un romanzo noir della scuola hardboiled di Chandler, McBain e Spillane e neppure una graphic novel del fumettista Frank “Sin City” Miller. “Adultery” è tutto ciò e nulla di tutto ciò… “Adultery” è il nuovo album dei Dog Fashion Disco, un concept (prodotto da Steve Wright e pubblicato da Rotten Records) dalla trama a tinte forti, prima (?) pietra miliare dell’originalissimo “movie metal”.
Galeotto fu “L’esorcista”: i Dog Fashion Disco furono infatti chiamati a collaborare alla colonna sonora del nuovo prequel al capolavoro horror del 1973 (“Dominion”, diretto da Paul Schrader e uscito l’anno passato) e probabilmente in questa sede maturarono la convinzione della forza e delle potenzialità di un disco “cinematografico”, una pellicola su cd scritta, diretta e interpretata da Todd Smith (voce), Jasan Stepp (chitarra e violoncello), Jeff Siegel (tastiere), Brian White (basso), John Ensminger (batteria) e dal membro aggiunto “guest star” Matt Rippetoe (sax, flauto e clarinetto).
Dopo il prologo per piano e voce “The uninvited guest” si entra subito nel pieno dell’azione con “The sacrifice of Miss Rose Covington” – un pezzo di post-hardcore-metal spinto – e con “Silent film” – polposa macedonia di folk, rock, avant garde jazz e Danny Elfman – mentre il cambio di scena seguente è drastico e azzardato: “Sweet insanity” è melodica, arpeggiata e quasi “cantautoriale”… è l’inizio della follia del protagonista, che nel capitolo seguente (il western-blues “Desert grave”, in cui Smith suona il banjo) dà degna sepoltura alla propria vita passata. “Moonlight city drive” è dunque un nuovo inizio, un’iniziazione a base di scatenato surf‘n’roll (twist o geghegè, chiamatelo come volete!)! Sulle tracce del nostro uomo si mette un altro classico personaggio delle crime-story più torbide: il lounge recitato “Private eye” introduce la figura di un truce detective ed offre inoltre una scena di sesso (!) cruda ed esplicita… si prosegue con “The darkest days” (una sorta di flirt con il death melodico di impronta scandinava) e con l’inquieta ed alterata “Dead virgins don’t sing” (che sembrano i Ministry suonati dagli Apocalyptica). Ecco poi “The hitchhiker”, l’autostoppista, dove i viandanti che si fanno dare un passaggio sulla vettura senza freni dei folli Dog Fashion Disco sono Dillinger Escape Plan, System Of A Down e Mr. Bungle… la panoramica del peccato continua col sopraffino ska-pop di “100 suicides” e col vellutato r&b “faithnomoresco” di “Adultery”, mentre il finale (happy ending o culmine della tragedia?) è scritto dagli archi fendenti di “Mature audiences only”.
L’Oscar 2006 per il miglior film sonoro va a… “Adultery” dei Dog Fashion Disco! Standing ovation, applausi scroscianti, premio della critica… i cinque neo-divi si alzano per ritirare l’ambito riconoscimento e per i ringraziamenti di rito… qualche sparuta voce parzialmente fuori dal coro rumoreggia inneggiando all’ispiratore Mike Patton… ma come si può biasimare l’allievo che riesce a superare il maestro? Qualunque sia la vostra sposa siete cortesemente invitati a commettere adulterio con i Dog Fashion Disco.